La diatriba regionale scatenata nel Sahel in seguito al Colpo di Stato del 26 luglio (che ha deposto il presidente Mohammed Bazoum in Niger) sta facendo perdere colpi alla lotta contro il terrorismo.
A guadagnarci, in questa contrapposizione (quasi armata) tra la giunta militare golpista da una parte, l’Ecowas guidato dalla Nigeria dall’altra e i Paesi europei con la Francia in testa, sono i gruppi armati attivi nella regione.
Inoltre, la vera vittima di tutto questo caos è la società civile nigerina e tra di essa i più poveri tra i poveri: lo dicono gli esperti e lo ribadiscono i vescovi africani.
«Boko Haram ha preso vantaggio dal cambiamento in corso – scrive Samuel Oyewole, ricercatore di Scienze Politiche all’università federale della Nigeria –
La priorità dei militari nigerini è passata dal combattere Boko Haram e altri gruppi estremisti violenti, al prendere misure contro un potenziale intervento militare guidato dall’Ecowas». (clicca qui)
La Conferenza episcopale dell’Africa Occidentale si è espressa decisamente contro un intervento armato dell’Ecowas in Niger, il 9 agosto scorso, perchè è «in ballo nell’Africa Occidentale la vita della gente comune».
E dunque i vescovi invitano i leader a fare «discernimento».
«Insistiamo sul fatto che qualsiasi tipo di intervento armato da parte di Ecowas e Unione Africana in Niger, in questo momento complicherebbe la vita delle persone anzichè fornire soluzioni», dicono i vescovi.
«Molti Paesi occidentali hanno sospeso gli aiuti al Niger – si legge nello scritto di Oyewole citato – che sono cruciali per lo sviluppo e per la sicurezza del Paese.
Questo è andato a detrimento della potenziale controguerriglia in Niger».
Dunque Boko Haram in questo momento, avrebbe più che mai la forza per riorganizzare la propria strategia, poichè non trova ostacoli nè da parte del Sahel nè sul versante della Nigeria.
Basti pensare che l’ultima operazione offensiva contro Boko Haram da parte dei militari nigeriani risale al 25 luglio scorso: da quella data ad oggi l’esercito nigeriano ha smesso di occuparsi di contro-terrorismo e si è concentrato tramite l’Ecowas, sulla giunta golpista del Niger.
Nel frattempo stando ai dati dell’Armed Conflict Location i terroristi hanno realizzato quattro attacchi armati uccidendo 12 civili e rapendone 15 in Nigeria.
Più o meno dello stesso avviso è Rahmane Idrissa che in una sua lunga analisi scrive:
«la soluzione al pericolo rappresentato dalle forze armate jihadiste (per la quale non scordiamolo, è stato realizzato il golpe) è rimandata alle calende greche».
Rahamane ricorda inoltre che l’attuale caos nigerino peggiora ulteriormente la condizione di vita dei civili in Niger.
Da parte sua l’Institute for Security Studies, think tank con sede a Pretoria, in Sudafrica, spiega che la crisi nigerina non è altro che «il sintomo della debolezza delle politiche di sicurezza in tutta l’Africa».
(La foto Afp è di proprietà di Popoli e Missione)