Il 24 agosto del 1939 Radio Vaticana trasmetteva il celebre radiomessaggio di Pio XII “ai governanti e ai popoli nell’imminente pericolo di guerra”.
«È con la forza della ragione, non con quella delle armi che la giustizia si fa strada», proclamava il Pontefice, poi inascoltato, dai microfoni della radio.
«Imminente è il pericolo, ma è ancora tempo. Nulla è perduto con la pace. Tutto può esserlo con la guerra».
A distanza di 85 anni il modo di comunicare dei pontefici è cambiato notevolmente, i messaggi sono amplificati, gli scenari di guerra restano però aimè molto simili.
E la radio continua ad avere un ruolo, nonostante i nuovi mezzi e i social media.
Se ne è parlato oggi a Roma, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, in occasione della presentazione di The Popes on Air. The History of Vatican Radio from Its Origins to World War II’, edito da Fordham University Press.
L’autrice, Raffaella Perin, docente di Storia del cristianesimo all’Università Cattolica del Sacro Cuore, si è immersa molto a lungo negli archivi audiovisivi vaticani; come lei stessa conferma «è stato un libro dalla lunga gestazione».
Ha indagato «diversi punti di vista sulla guerra e sulla politica della Santa sede» durante il papato di Pio XI e Pio XII, in relazione a fatti tragici compresa la Shoah, ha ricordato monsignor Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Memorie Audiovisive del Cattolicesimo.
Lo studio di Perin evidenzia figure di gesuiti impegnati nelle trasmissioni, come Vincent McCormick, Robert Leiber, Emmanuel Mistiaen, Ortiz de Urbina, che contribuirono ad orientare i fedeli durante il conflitto.
«Dalle loro trasmissioni – osserva Perin – emergono posizioni diverse, alcune piuttosto critiche, nei confronti della imparzialità di Pio XII».
«Dopo l’uscita di questo libro (rivolto soprattutto ad un pubblico americano) – ha spiegato l’autrice – dagli Stati Uniti mi hanno scritto dicendo che i loro nonni raccontavano che quando abitavano in Europa dell’Est ascoltavano Radio Vaticana.
Era una life line; quando lì non si poteva andare in chiesa la radio era un’ancora di salvezza».
Gianluca della Maggiore, professore all’Università Telematica Internazionale Uninettuno ha precisato che in quegli anni «la Radio Vaticana riuscì in poco tempo a diventare a suo modo un potente mezzo di comunicazione transnazionale che Pio XI e Pio XII avrebbero voluto trovare anche nel cinema».
Apparentemente più libero e creativo nel comunicare, Papa Francesco è amante della radio e consapevole del potere della comunicazione nell’orientare l’opinione pubblica.
In due occasioni, come ricorda della Maggiore, il Papa ha ribadito la «necessità di una svolta culturale riguardo alle fonti audiovisive», prefigurando una mediateca apostolica vaticana.
L’auspicio è che l’insistenza su una prospettiva di pace sia accolta oggi più di allora, e che la voce del Papa alla radio e tramite ogni altro mezzo, giunga forte e chiara.
Affinchè le ripetute tragedie dell’umanità siano fermate (quasi) per tempo.