Haiti, suor Catozza: “anche la Chiesa sotto attacco, non posso tornare in missione”

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Oltre al danno anche la beffa. Quella di essere dimenticati dal mondo e dover soffrire in silenzio.

«La cosa peggiore è che nessuno parli di te. Nessuno sa cosa stia succedendo qui ad Haiti. Non sono interessati a ciò che stiamo soffrendo in questo Paese. Anche la Chiesa è sotto attacco».

La denuncia viene da suor Marcella Catozza, della Fraternità Francescana Missionaria, missionaria ad Haiti, in un colloquio con Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS).

La missionaria è in Italia da agosto scorso: è rimasta dove si trovava al momento degli attentati. Ora l’intensificazione degli attacchi le impedisce di tornare nell’isola.

«Mi hanno chiesto di non tornare indietro, che era meglio aspettare un po’, tra l’altro perché sono passati due mesi dall’uccisione di Suor Luisa.

Non vogliono un’altra sorella martire in questo Paese, quindi mi hanno fatto aspettare. È molto difficile per un missionario stare fuori dal proprio Paese, ma sono certa che il Signore mi sta chiedendo di farlo».

Il piccolo Paese delle Antille sta vivendo una situazione senza precedenti: il ruolo di presidente è tutt’ora vacante dall’assassinio di Jovenel Moïse, ad oggi, e senza una data fissata per le nuove elezioni.

La mancanza di una leadership e la presenza di decine di gang armate hanno scatenato proteste, caos e violenza estrema nelle strade di un Paese già afflitto da povertà e disastri naturali.

«È una lotta terribile. La città è nelle mani delle bande – dice la suora – La gente muore di fame. Le scuole sono chiuse.

Non ci sono posti di lavoro. Gli ospedali stanno chiudendo perché non hanno carburante per i generatori di corrente. È impossibile vivere in queste condizioni»,

Ma per la religiosa, arrivata ad Haiti nel 2006, la cosa più dolorosa è l’indifferenza del mondo.

Il 25 giugno 2022 suor Luisa dell’Orto, religiosa italiana che si trovava ad Haiti da 20 anni, è stata assassinata.

«Per me era più di un’amica – ricorda suor Marcella – Quando ho sentito la notizia, sono caduta in ginocchio dal dolore per la terribile perdita».

Due settimane dopo, la cattedrale della capitale haitiana è stata attaccata.

«Hanno dato fuoco alla cattedrale e hanno cercato di uccidere i pompieri arrivati per spegnere le fiamme. Poi con un camion hanno cercato di distruggere le pareti».

Ma gli attacchi e gli assalti agli edifici e alle organizzazioni religiose si sono verificati non solo nella capitale Port-au-Prince, ma anche in altre parti del Paese.

«A Port-de-Paix o a Les Cayes, e in altre città, hanno assaltato gli edifici della Caritas, portando via tutto quello che c’era, tutti i beni umanitari e i servizi. Hanno distrutto gli uffici dei dipendenti».