Haiti: più vicina missione di polizia a guida keniota, “controlleranno le infrastrutture”

Intervista a Roberto Codazzi, cooperante, esperto e studioso di Haiti

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Dopo mesi di procrastinazione e ritardi sembra ora avvicinarsi concretamente l’invio ad Haiti di una missione di polizia e sicurezza guidata dal Kenya e co-partecipata da cinque Paesi tra cui il Ciad.

Il 29 febbraio scorso il primo ministro haitiano, Ariel Henry è volato a Nairobi per firmare un’intesa con il governo e dare così il via libera ad una missione di polizia molto attesa e molto ostacolata.

«Attenzione, però non sarà una missione dei Caschi blu ad Haiti, come avvenuto in passato, ma una missione di polizia a guida keniota, autorizzata dal Consiglio di Sicurezza, con lo scopo di controllare i nodi strategici delle infrastrutture, soprattutto porti e aeroporti haitiani, minacciati dalle gang», ci spiega Roberto Codazzi, cooperante e studioso, autore del libro ‘Haiti, il terremoto senza fine’.

La missione in arrivo nel Paese caraibico prevede la presenza di circa mille poliziotti keniani e altre forze di polizia di Paesi che coopereranno: si tratta di Bahamas, Bangladesh, Barbados, Benin  e Ciad.

Il contributo di forze africane è dunque molto rilevante. 

La presenza delle decine di gang rivali, criminali e senza scrupoli, è molto legata al narcotraffico.

«Haiti è uno snodo strategico di traffici illegali, a metà strada tra la Colombia e gli Stati Uniti – ricorda Codazzi – : molte gang sono coinvolte nella logistica del narco-traffico.

Mentre i rapimenti stanno diventando sempre più frequenti, pur essendo una realtà da molto tempo; in passato la dinamica era quella dei micro-riscatti da pochi dollari che potevano coinvolgere anche semplici studenti.

Adesso hanno alzato il tiro e nel mirino delle gang ci sono ex senatori, bancari e missionari e non esistono zone di sicurezza per nessuno».

Dopo il terremoto del 2006 il Paese è stato molto aiutato ed ha visto una fortissima partecipazione di Ong, cooperanti ed enti preposti agli aiuti nell’emergenza. 

«Ma poi – precisa lo studioso – l’interesse internazionale è scemato e le Ong sono andate altrove lasciando un grande vuoto.

Dal punto di vista strategico Haiti ha interessato gli Stati Uniti fino a quando il Brasile e il Venezuela di Chavez utilizzavano il Paese «come territorio di confronto per misurare le proprie potenze regionali, ma poi anche questa attenzione è venuta meno».

L’attuale livello di violenza e pericolosità di Haiti, soprattutto nella capitale Port au Prince, ha raggiunto in questi ultimi mesi picchi mai visti nella regione ed è persino superiore a quello registrato nei Paesi africani più coinvolti dal caos politico.

«Solo la situazione della Somalia può essere in qualche modo confrontata con quella di Haiti», dice Codazzi.

Le aspettative nei confronti di questa missione di sicurezza in arrivo non sono molto elevate, ma la presenza di polizia straniera potrà certamente fungere da deterrente per le gang.