Guerra in Ucraina, dossier Iriad: “rischio escalation nucleare realistico”

Ad un anno dall'inizio del conflitto la "soluzione politica si è indebolita".

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«A un anno dall’invasione russa dell’Ucraina, la guerra è diventata a oltranza. Il blitz contro Kiev e la deposizione del governo di Zelenski sono falliti grazie alla difesa dell’esercito ucraino, appoggiato dalla popolazione e sostenuto militarmente dall’Occidente.

L’operazione militare speciale ha assunto rapidamente le forme di una guerra tradizionale e, sulla base del ricorso ad armamenti sempre più letali e potenti, oggi registra un’escalation che sembra inarrestabile.

Ciò significa che l’ipotesi di una soluzione politica, debole ma ancora possibile nelle prime settimane a fronte della chiara volontà e capacità dell’Ucraina di difendersi, è andata affievolendosi sempre di più».

Così si legge nel focus introduttivo del dossier di Iriad (Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo) dal titolo: “Russia-Ucraina, un anno dopo”. 

«La posizione di Zelenski è mutata nel tempo, ma nel senso dell’irrigidimento – scrive Fabrizio Battistelli nel dossier – Dall’iniziale condizione di un ritorno della Russia ai confini del 24 febbraio 2022, e quindi del ritiro dal Donbass, il presidente ucraino è passato a chiedere il ritorno ai confini del 2014, cioè la restituzione della Crimea».

Si tratta di una posizione negoziale realistica?

«Il rischio di un’escalation nucleare innescata da un primo uso di una testata “tattica”
– anche a scopo dimostrativo, anche per errore – non può essere negato a priori», argomenta Battistelli.

«Per fermare la guerra bisogna non farla. Per cessare il fuoco bisogna non sparare. Se
ognuno attende che sia l’altro ad iniziare per primo, si andrà avanti verso un’escalation
che porta nel baratro dello scontro nucleare», scrive nel dossier Mao Valpiana, Presidente del Movimento Nonviolento e membro dell’Esecutivo Rete italiana Pace e Disarmo. 

Per scaricare l’intero dossier clicca qui.