Cuori ardenti, occhi aperti, piedi in cammino.
Sono i tre aspetti che, secondo papa Francesco, «delineano l’itinerario dei discepoli missionari», capaci di rinnovare la gioia e l’impegno per testimoniare il Vangelo nel mondo di oggi.
Lo ha spiegato il pontefice nel Messaggio per la 97ma Giornata missionaria mondiale che si celebra il 22 ottobre, intitolato Cuori ardenti, piedi in cammino (Lc 24,13-35).
Ripercorrendo il brano dei discepoli di Emmaus, Bergoglio indica le tappe essenziali (l’ascolto della Parola, l’incontro con Cristo nel pane spezzato, l’entusiasmo ritrovato per rimettersi in cammino) della nuova e vera conversione dei due discepoli, tristi e smarriti.
Tre passi che, in realtà, il papa segnala ai cristiani di oggi, ricordando loro – i discepoli missionari – che la vera fede è quella che si fa annuncio.
La Parola di Dio «illumina e trasforma il cuore nella missione», si legge nel Messaggio.
«Oggi come allora, il Signore risorto è vicino ai suoi discepoli missionari e cammina accanto a loro, specialmente quando si sentono smarriti, scoraggiati, impauriti», come accade spesso in questa fase della storia.
Il Signore, dice Francesco, «è più grande dei nostri problemi, soprattutto quando li incontriamo nell’annunciare il Vangelo al mondo».
Il secondo aspetto sottolineato nel Messaggio riguarda l’Eucarestia, nella quale Gesù ci viene incontro; per questo essa è «culmine e fonte della missione».
Ogni discepolo missionario «è chiamato a diventare, come Gesù e in Lui, grazie all’azione dello Spirito Santo, colui-che-spezza-il-pane e colui-che-è-pane-spezzato per il mondo».
Ad ogni affermazione “di principio”, Francesco fa seguire una indicazione storico-concreta:
«A questo proposito – suggerisce – occorre ricordare che un semplice spezzare il pane materiale con gli affamati nel nome di Cristo è già un atto cristiano missionario».
Tanto più lo spezzare il Pane eucaristico, Cristo stesso, «è l’azione missionaria per eccellenza».
L’umanità ha bisogno di pane, di solidarietà, di speranza.
Ma cerca anche – lo si riconosca o meno – un senso alla stessa esistenza, motivazioni per stare insieme, progetti di futuro.
Il Signore: fonte e culmine della vita.
La terza, necessaria tappa, è proprio la missione, nella quale la Chiesa «sempre in uscita» trova e sperimenta la sua «eterna giovinezza». Non si può incontrare davvero Gesù risorto, indica papa Bergoglio, «senza essere infiammati dal desiderio di dirlo a tutti».
Ecco perché «la prima e principale risorsa della missione sono coloro che hanno riconosciuto Cristo risorto, nelle Scritture e nell’Eucaristia, e che portano nel cuore il suo fuoco e nello sguardo la sua luce». I due di Emmaus ritrovano in sé un cuore ardente.
Ed ecco l’immagine dei piedi in cammino, la quale «ci ricorda ancora una volta la perenne validità della missio ad gentes, la missione data alla Chiesa dal Signore risorto di evangelizzare ogni persona e ogni popolo sino ai confini della terra».
L’umanità del terzo millennio, «ferita da tante ingiustizie, divisioni e guerre, ha bisogno della Buona Notizia della pace e della salvezza in Cristo».
Nel Messaggio diffuso per la Giornata del 22 ottobre papa Francesco segnala puntualmente un richiamo all’attuale percorso della Chiesa universale: l’urgenza dell’azione missionaria comporta una cooperazione missionaria sempre più stretta di tutti i suoi membri ad ogni livello».
È un obiettivo «essenziale del percorso sinodale che la Chiesa sta compiendo con le parole-chiave comunione, partecipazione, missione».
Come i discepoli di Emmaus, la Chiesa prosegue il cammino perché la sua missione è proprio per le strade del mondo.