“Giovani per il Vangelo” è lo slogan della Giornata Missionaria Mondiale. Ma è anche un’interpretazione della missione alla luce del binomio giovani-Parola di Dio. In qualche modo il Vangelo è «un annuncio di vita che si fa nuovo ogni giorno».
Anzi, nella sua interpretazione più corretta, «il Vangelo è giovane. Perché è dinamismo, flessibilità, è il contrario dello stare fermi. E’ come se chiedessi a qualcuno di definire che cos’è la vita che scorre. Come si fa?».
A parlarne in questi termini, in una lunga intervista con Popoli e Missione on-line, è Giovanni Rocca, 23 anni, attuale Segretario nazionale di Missio Giovani.
«Penso che l’interpretazione del Vangelo debba sempre essere fatta da un giovane.
Ma non una persona giovane necessariamente per età anagrafica, quanto piuttosto per vedute ed energia vitale. Essere giovani indica dinamicità, fluidità mentale, gioia di prendere l’iniziativa e voglia di esserci».
Nello spiegare il suo punto di vista su questo slogan Giovanni si chiede: «Cosa significa essere per il vangelo? Ossia spendersi per esso? perché scegliere di dedicargli la vita? Perché è come un codice sorgente. E’ annuncio vivo!».
Se vuoi vivere non puoi farne a meno. O quasi.
Il Segretario di Missio Giovani non ama la definizione abusata di Vangelo come di un “navigatore” delle nostre esistenze: «Non mi piace dire che il vangelo è un navigatore, perché in realtà non ti porta proprio da nessuna parte se tu non lo vuoi. Se l’indicazione che cogli ti dice di svoltare a destra e tu invece svolti a sinistra, hai fatto bene lo stesso».
Questa è la libertà che rimane in ognuno di noi.
La novità è che l’annuncio «può essere sia il codice sorgente con cui programmi qualcosa, sia l’interfaccia finale – spiega – Da quando hai pensato quello che volevi scrivere a quando l’hai realizzato, la trama era sempre stata quella: è la vita che scorre».
Entrando nello specifico sociologico dei giovani in Italia, Giovanni ragiona sulla condizione di forzata inattività che subiscono i 20-30enni. «Sappiamo che in Italia un giovane su quattro non lavora né studia. In Calabria è più del 40%. Penso ai miei coetanei, ai miei amici. Che cosa diamo a questi ragazzi? Allora, mi chiedo: non è che è proprio il Vangelo a potergli dare qualcosa?».
Ci interroghiamo in mille modi su come trovare la via d’uscita da una crisi che è sì economica, ma profondamente umana. La risposta è lì a portata di mano.
<<Io credo davvero che per questo continuo upgrading che il Vangelo ha in sé, è impossibile non trovare quella chiave di apertura e speranza per riprendere in mano la propria vita e ricominciare a sognare>>.
E ancora: <<E’ come dire che sei sempre stato tu il protagonista ma lo avevi dimenticato. Allora, grazie al Vangelo, grazie all’annuncio, te ne accorgi, lo rivedi, e si riapre il sipario. Tu ti trovi là, fermo. Adesso hai di fronte un pubblico!>>.
Allora ritorniamo alla domanda iniziale: che cos’è il vangelo? <<È l’impossibilità a stare fermi. Letteralmente>>, dice.
E per una gioventù paralizzata dalla paura di fare o dalla impossibilità di assumere un ruolo, questa forza dinamica è la via d’uscita. <<Un assist davanti alla porta: e la porta è libera. Il gol è facile>>.
Ricordando la propria esperienza dice: <<Io non sono nato col Vangelo nel cuore; non sono nato con la consapevolezza che posso svegliarmi la mattina e trasformare quella giornata in qualcosa di straordinario. Me l’hanno testimoniato. Io sono stato evangelizzato dall’esempio di qualcuno. Nel momento in cui io pure acquisto questa consapevolezza, so di poter essere testimone per qualcun altro>>.
Ma cosa ci rende testimoni attendibili?
<<Non è il mandato o il fatto di farsi mettere una croce al collo che ti fa diventare missionario; posso prendere chiunque e mandarlo fino ai confini della terra e non sarà mai un missionario>>. Ci vuole di più. Ci vuole qualcosa che succede a livello intimo. Come fa Gesù con i suoi discepoli, spiega il segretario di Missio Giovani.
<<Lui va dai pescatori e dice: venite, lasciate quello che state facendo, io vi faccio pescatori di uomini. Immaginiamo la scena della pesca. C’è una differenza enorme: quando tiro le reti e tiro in barca il pesce, il pesce muore; quando invece tiro dentro l’uomo, l’uomo vive. Se tiro una persona fuori dall’acqua, gli do la vita>>.
Non è altro che l’atto creativo, la nascita. O la rinascita. Argomento questo particolarmente sentito adesso, a ridosso del Natale.
<<Ai giovani vorrei far capire l’importanza del Natale che non è celebrare la nascita di Gesù, ma la vita>>.
E a proposito di vita, cosa accade alle nostre, di vite, quando ci lasciamo trasformare dal Vangelo? <<A questo punto è evidente che è uno stravolgimento totale! Nel momento in cui acquisti consapevolezza di essere un creatore per te stesso, devi fare una scelta. Andiamo a guardare la vita di chiunque abbia fatto qualcosa di grande, c’è sempre uno stravolgimento. Stravolgere la propria esistenza è più qualcosa di interiore che di esteriore. Quando cambiamo dentro, inevitabilmente cambiamo anche fuori>>.
Decidere di partire e andare a vivere in Africa per sempre, o rimanere e mettere su famiglia dove si è nati, sono scelte stravolgenti entrambe.
<<Intendere la missione come l’andare da qualche parte lontana, per ricevere o per dare, rischia d’essere una nuova forma di colonialismo. Rischia d’essere una forma di carità a senso unico>>.
Giovanni conclude con questa osservazione: <<A livello di bisogni vitali, nessuno ha bisogno di noi e noi non abbiamo bisogno di nessuno. La presenza reciproca può diventare un di più, un condimento. Meglio parlare allora di scambio: come scambio di interiorità reciproca>>.