«Dinanzi al tragico protrarsi di situazioni di conflitto in diverse parti del mondo, invito tutti i fedeli ad una speciale Giornata di preghiera e digiuno per la pace il 23 febbraio prossimo. La offriremo in particolare per le popolazioni della Repubblica Democratica del Congo e del Sud Sudan. Come in altre occasioni simili, invito anche i fratelli e le sorelle non cattolici e non cristiani ad associarsi a questa iniziativa nelle modalità che riterranno più opportune».
L’appello viene dal Papa che durante l’Angelus di domenica scorsa ha invitato tutti i fedeli e anche i non credenti ad unirsi in una giornata intera di meditazione nel digiuno.
«Il nostro Padre celeste ascolta sempre i suoi figli che gridano a Lui nel dolore e nell’angoscia», ha detto il Papa, invitando tutti a domandarsi: «cosa posso fare io per la pace? Sicuramente possiamo pregare; ma non solo: ognuno può dire concretamente ‘no’ alla violenza per quanto dipende da lui o da lei. Perché le vittorie ottenute con la violenza sono false vittorie; mentre lavorare per la pace fa bene a tutti!».
Il Papa durante la sua catechesi ha spiegato il significato dei miracoli: «“Segni”, che invitano alla risposta della fede; segni che sempre sono accompagnati dalle parole, che li illuminano». E ha aggiunto:
«Con i segni di guarigione che compie per i malati di ogni tipo, il Signore vuole suscitare come risposta la fede», spiega il Pontefice. «La guarigione del corpo mira alla guarigione del cuore».
Poi parlando della folla nel Vangelo, ha detto che è «segnata da sofferenze fisiche e da miserie spirituali, costituisce, per così dire, “l’ambiente vitale” in cui si attua la missione di Gesù, fatta di parole e di gesti che risanano e consolano».
Non a caso il Pontefice ha scelto questi due Paesi: Sud Sudan e Repubblica democratica del Congo, dove la violenza, sul popolo, è all’ordine del giorno.
Domenica 11 febbraio la comunità congolese a Roma ha indetto una marcia per la pace in Congo, che partirà dalla Chiesa della Natività di Gesù a piazza Navona.