«Cessate il fuoco! Cessate il fuoco! Per carità, che la vita abbia il sopravvento sulla morte».
E’ la voce di suor Rita Zaninelli, missionaria comboniana per molti anni in Mozambico, oggi in procinto di partire per Modica, in Sicilia, in una missione inter-congregazionale.
Suor Rita parla dell’auspicio, condiviso da tutti i missionari nel mondo, che le armi possano fermarsi a Gaza, e che in queste ore si trovi la quadra di un accordo almeno per un ‘cessate il fuoco’.
«Di fronte alla tragedia, a chi non osserva i diritti umani, e di fronte a tutto quello che vediamo quotidianamente arrivare dalla Terra Santa: c’è davvero bisogno di sollecitare un ‘cessate il fuoco?‘ A me sembra così naturale che lo si faccia, tutti dovrebbero dire cessate il fuoco!
Eppure di fronte alle atrocità, non so, noi rischiamo di diventare, come dice l’arcivescovo di Torino, don Repole, una minoranza insignificante».
Suor Anna Insogna, dal Mozambico, dice che «questa è una guerra diabolica, bestiale e assurda» e fa appello ad una cessazione delle ostilità.
Alle sue parole fanno seguito quelle di don Davide Marcheselli, prete diocesano associato ai saveriani in Repubblica democratica del Congo.
«Il mio è un messaggio che parte da un’amicizia: ho vissuto diverse esperienze in Terra Santa, molte delle quali avevano come scopo la visita ai luoghi sacri, ma con una consapevolezza ben precisa sull’attualità.
Ho incontrato persone sia da parte palestinese che israeliana. Sono ben conscio delle sopraffazioni ai danni dei palestinesi.
Dentro di me oggi avverto un dolore profondo per il popolo palestinese ma anche per quegli amici israeliani che da tempo si danno da fare per cercare vie di dialogo, incontro e crescita comune tra ebrei e palestinesi in Terra Santa».
Sulla tragedia di Gaza don Davide dice:
«Attualmente non vedo vie di uscita: li trasferiranno tutti in Egitto? Riusciranno ad avere la disponibilità da parte dell’Egitto ad ospitare chi scappa dal valico di Rafah? Non so, ma sono molto rattristato».
Si dice inoltre «infastidito dall’equazione per la quale parlare a favore del popolo palestinese vuol dire essere antisemiti. Questa è proprio una sciocchezza!
Esattamente perchè non siamo antisemiti siamo pro-palestinesi, siamo contro ogni tipo di sopraffazione».
Da Salerno, il Saveriano don Pietro Rossini, dice:
«Quando chiami ciò che sta avvenendo in Palestina, genocidio, allora ti mettono a tacere.
Io sono un prete e lo dico dall’altare, ai fedeli, di avere compassione delle persone uccise e se lo chiamo genocidio, mi mettono a tacere.
Ma quale dovrebbe essere l’ambito in cui noi possiamo chiamare davvero questo, genocidio?
Da parte israeliana i morti sono oltre 1400, ma sono salite a 28mila le persone palestinesi uccise, di quanti altri numeri abbiamo bisogno per chiamare questo, genocidio?».
(La foto Afp è di proprietà Missio)