L’unico rifugio rimasto ai palestinesi di Gaza, il valico di Rafah al sud, non è più sicuro, tutt’altro.
Il bilancio dei morti e dei feriti palestinesi, colpiti stanotte a Rafah, è drammatico: almeno 67 persone sono state ammazzate in seguito ai bombardamenti israeliani sulla città più a sud della Striscia. E centinaia sono i feriti.
Le immagini fornite da Middle East Eye sono molto eloquenti, così come le informazioni del quotidiano israeliano Haaretz, che riporta in apertura la notizia della liberazione di due ostaggi dei Kibbutz da parte di Hamas.
Haaretz parla di 48 vittime palestinesi a Rafah.
Philippe Lazzarini, a capo dell’Unrwa, l’agenzia dell’Onu per i rifugiati palestinesi, ha dichiarato che «il panico sta crescendo nella città, poichè i palestinesi non hanno assolutamente idea di dove andare dopo Rafah». (clicca qui)
Le istituzioni europee, tramite l’Alto commissario per la Politica estera Josep Borrell, si sono dette «oltre modo preoccupate» per le minacce, divenute effettive, da parte di Israele di colpire il valico di Rafah, al confine con l’Egitto.
«Sono felice del fatto che due ostaggi siano stati liberati, ma anche molto preoccupato per la situazione al confine con l’Egitto – ha detto oggi Borrell – dove nuove operazioni militari sembrano essere state messe in atti dalle forze di difesa israeliani».
Qualche giorno fa la minaccia da parte del premier Benjamin Netanyahu, è subito divenuta realtà:
«Non c’è altra soluzione se non una completa e definitiva vittoria.
Se Hamas sopravviverà, a Gaza sarà solo una questione di tempo fino al prossimo massacro».
Il massacro della notte tra sabato e domenica è un anticipo del programma di annientamento totale della Striscia.
Solo la diplomazia potrebbe mettere fine a questa carneficina.
(la foto di bombardamenti a Rafah, precedenti, è di Afp, proprietà Missio)