Gaza: genocidio è una parola proibita? Coniamone una nuova

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Nella Striscia di Gaza ad oggi sono state uccise almeno 31mila persone (compresi i neonati) e ogni giorno il numero dei morti cresce.

Così come crescono gli episodi di violenza gratuita e di rappresaglia contro i civili palestinesi, al di fuori di qualsiasi logica e in violazione del Diritto internazionale umanitario.

La licenza di sparare sugli sfollati interni, accalcati sui camion degli aiuti e delle vettovaglie, è uno degli esempi più evidenti di crimine di guerra e di violazione di qualsiasi Diritto. 

A Gaza si muore in ogni caso: se si è nella propria abitazione e questa viene “accidentalmente” colpita dall’aviazione militare israeliana, o considerata target militare per insondabili ragioni tattiche;

se si è all’aperto alla ricerca di cibo che non c’è;

E persino se si è finiti in ambulanza o in un ospedale a curare, senza anestesia, medicinali ed elettricità, delle ferite provocate dalle bombe di Israele.

Quell’ospedale diventa anch’esso target militare.

Eppure cresce in Europa – e in Italia nello specifico – il dibattito (e la polemica) sull’uso della parola genocidio.

Il Consigliere comunale del Pd ed esponente della comunità ebraica di Milano, Daniele Nahum, ad esempio, ha annunciato di voler lasciare il partito in polemica con l’utilizzo da parte di alcuni dei “suoi” della parola “genocidio” per descrivere ciò che accade a Gaza.

Sta diventando una parola border line, una parola proibita: utilizzarla, anche nei cortei a sostegno della popolazione palestinese, significa in molti casi venire assimilati a una sorta di sostenitori di Hamas, o ancora peggio, diventare degli anti-semiti.

Ma se di genocidio non si tratta, quale altra parola usare per dare una definizione dei crimini di guerra in corso?

Siamo davvero difronte ad uno scenario bellico inedito?

Israele dice di voler cancellare Hamas dalla faccia della terra ma di fatto sta cancellando la popolazione palestinese dalla Palestina e progetta di deportare i superstiti altrove.

Come possiamo definire questa “pratica” inedita? Quale altra parola adottare?

Se la Convenzione sul Genocidio del 1951 e il diritto internazionale a nostra disposizione non bastano, se di genocidio non si tratta, che si abbia allora il coraggio di coniare un termine nuovo.

La verità è che, per quanto ci si possa sforzare, un’altra parola non esiste: quel che accade a Gaza già rientra in una tipologia bellica ben codificata.

La definizione di GENOCIDIO ha un suo status giuridico internazionale ed una definizione legale che invitiamo a rispolverare. Nella quale rientra appieno il caso palestinese.

Clicca qui.