L’Africa è in prima linea nella lotta ai cambiamenti climatici. E il Gabon partecipa per primo ad una sperimentazione ‘verde’ che se funziona spiana la strada ad una politica di incentivi destinati ai paesi africani che preservano il proprio patrimonio forestale, riducendo la Co2.
Il programma mira in realtà a mitigare gli effetti dei cambiamenti climatici in tutto il mondo, a partire dall’Africa.
Il Gabon sarà pagato per ridurre le proprie emissioni nocive di anidride carbonica, grazie alla protezione della sconfinata foresta pluviale. Si parla di incentivi fino ad una somma di 150 milioni di dollari in dieci anni, in cambio della riduzione o della rimozione dei gas serra.
La notizia (rilanciata dalla BBC e dalle agenzie stampa) arriva direttamente dalla Central African Forest Initiative (Cafi), progetto delle Nazioni Unite che in un comunicato spiega il funzionamento dell’accordo-quadro stipulato a settembre 2019 tra il governo del Gabon e la Norvegia.
Il Paese della costa atlantica dell’Africa centrale riceverà il primo pagamento direttamente dalla Norvegia entro il 2021 (la prima tranche da 17 milioni di dollari è già partita), in base a valutazioni e verifiche relative al biennio 2016-2018. Ma perchè proprio dalla Norvegia?
Il Paese scandinavo è il principale donatore (assieme a Germania e Gran Bretagna che vengono subito dopo) nell’ambito della preservazione delle foreste. Questa partnership con il Gabon rientra nella strategia di Cooperazione allo sviluppo norvegese.
Ciò significa che la Norvegia ha destinato una buona fetta del suo Aps (Aiuto pubblico allo Sviluppo) alla lotta ai cambiamenti climatici.
Una strategia arguta poichè per realizzare progetti di sviluppo va alla radice delle cause che generano povertà. La Norvegia stanzia 10 dollari per ogni tonnellata di carbonio non emesso.
Circa il 90% del Gabon è ricoperto di foreste (il che significa che il Paese cattura più anidride carbonica di quanta ne emette), ma vive prevalentemente dei proventi del petrolio: se il suo patrimonio forestale viene protetto e valorizzato può diventare fonte di reddito.
Sia grazie al turismo dei parchi naturali, che grazie a progetti legati all’incremento dell’attività agricola e alla raccolta dei frutti e delle bacche; al legname (a patto che non degeneri in disboscamento), all’artigianato e a tutto l’indotto che boschi e foreste creano grazie anche alle specie animali preservate.
(Foto Libera da copyright da Pixabay).