Etiopia: Aby disponibile a negoziato di pace per il Tigray

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Dopo circa tre anni di guerra atroce e poco chiara tra il governo centrale etiope di Aby Ahmed e i ribelli del Tpfl del Tigray, arrivano i primi segnali di distensione.

Addis Abeba ha dato la sua disponibilità ad aprire un negoziato per la pace, che dovrebbe tenersi nei prossimi mesi in Sudafrica.

Il protagonista di questa guerra interna (e ci si augura, anche della pace prossima ventura) resta lui: Aby Ahmed, il primo ministro che piaceva all’Occidente, e che vinse il Nobel per la pace nel 2019.

Ma che subito dopo ha deluso il mondo, rispondendo con le armi alle istanze di separatismo e divisione del Fronte di Liberazione Nazionale del Tigray.

Di lui oggi il New Yorker scrive: «alla cerimonia per il Nobel, ad Oslo, Aby invocò entrambi i libri sacri: la Bibbia e il Corano: “dobbiamo piantare semi d’amore, perdono e riconciliazione nei cuori e nelle menti dei nostri cittadini”», disse in quell’occasione.

Poco dopo però fu la catastrofe per l’Etiopia: una guerra civile dilaniante e brutale.

Sul campo restano oggi migliaia di morti (con implicazioni di violenza brutale, stupri e accanimento sui civili da parte di entrambi, esercito e ribelli), ancora centinaia di migliaia di sfollati e tanta miseria.

«La guerra tra il governo federale e i guerriglieri del Tplf nella Regione del Tigray, ignorata da tutto il resto del mondo, è vergognosa perchè chi soffre e chi muore non è chi la combatte, ma la povera gente», ci scrive da Addis Abeba il salesiano don Angelo Regazzo.

«Le persone vengono bombardate indiscriminatamente e muoiono di stenti e di fame: fino a tre mesi fa il governo aveva permesso alla Chiesa cattolica e all’ambasciata italiana di organizzare convogli umanitari, centinaia di camion pieni di cibo e di medicine arrivavano nel Tigray».

Servivano a soccorrere milioni di persone tagliate fuori dal mondo per quasi tre anni, senza elettricità, senza assistenza medica, senza provviste. 

Adesso la speranza è che tacciano le armi e che si ricostruisca prima la verità e poi la pace.