«Ho passato la scorsa notte a guardare i risultati elettorali del primo turno in Brasile: è stata una notte di respiro cortissimo anche perchè le Doxa davano Bolsonaro al 30/35% e invece ne viene fuori vittorioso con il 43,20% dei voti, e moltissimi politici della destra di vuoto morale assoluto, eletti senatori».
A parlarne con noi, commentando il primo round del voto in Brasile che ha visto fronteggiarsi Jair Bolsonaro e Luiz Inacio Lula da Silva in attesa del ballottaggio, è la missionaria fidei donum laica Maria Soave Buscemi, da anni in Brasile.
L’ex presidente Lula ha ottenuto il 48,43% delle preferenze, ma sperava in una vittoria.
«E’ vero, Lula e Dilma non hanno mai avuto la maggioranza – dice Buscemi – nè in Parlamento nè in Senato», ma questo primo risultato pro-destra è per il popolo brasiliano davvero troppo.
«E’ davvero l’apice – argomenta la missionaria – del capitalismo esacerbato, e l’apice di quello che noi continuiamo a nominare cristo-fascismo, neologismo coniato dalla grande teologa protestante Dorothee Sölle nel 1970».
Si tratta, spiega Buscemi, «del fascismo che si è messo insieme alle espressioni più estremiste e violente e non dialoganti dei cristianesimi lontanissime dal Gesù storico».
Per la missionaria «è davvero tragico quando ci si stacca da Gesù e si mette insieme la parola Cristo, assieme al conservatorismo più fascista: questo neologismo dà molto fastidio a tutti i poteri, anche a quelli ecclesiastici.
Dobbiamo tornare a quanto affermava il pensatore Paulo Freire: «l’esperançar: ossia – dice la missionaria – non lo ‘sperare’ puro e semplice che significa mettersi con le braccia incrociate e fidarsi, ma ‘speranzare’», ossia muoversi per indirizzare bene il futuro.
«Questo che viene sarà un mese molto difficile, fino al secondo turno del 30 ottobre. Deve essere un mese di lotta».
La missionaria suggerisce invece di «tornare a Gesù, il Cristo», perché «in lui “non c’è più né giudeo né greco, né uomo né donna, né schiavo né libero“». Ovvero tornare ad un mondo «senza esclusioni, a partire dai più deboli e dalle persone impoverite».
Cosa che i pentecostalismi cristiani, sia protestanti che cattolici, che già da tempo hanno fatto breccia su una parte della popolazione brasiliana, non contemplano affatto
«Il dramma del Brasile – dice la biblista – è che negli ultimi 20 anni le Chiese impegnate, la parte impegnata della Chiesa cattolica e delle chiese protestanti, hanno in qualche modo abbandonato la base delle comunità.
E si sono rivolte in maggioranza verso queste forme pentecostali. Allo stesso modo in cui la sinistra ha abbandonato la sua base».