L’Italia non molla la presa sull’Egitto, anzi alza la posta: il nostro Paese in un anno, anzichè diminuire, ha raddoppiato le armi vendute al regime egiziano, nonostante le raccomandazioni del Consiglio d’Europa.
La notizia è stata divulgata ieri in conferenza stampa a Roma da Egypt Wide, Iniziativa egiziana-italiana per i diritti umani e le libertà civili.
Si tratta di un centro di ricerca composto da giovani attiviste e attivisti sia italiani che della diaspora egiziana, che monitorano accuratamente dati e rapporti sulla violazione dei diritti umani in Egitto e a maggio scorso avevano presentato un importante report sulle armi italiane.
Quei dati ono adesso ulteriormente aggiornati:
«Nel corso del 2022 – ha spiegato l’attivista Alice Franchini – l’Italia ha raddoppiato il valore dei materiali d’armamento venduti all’Egitto, passando da circa 35 milioni di euro nel 2021 a oltre 72 nel 2022».
Ad alimentare la crescita sono stati soprattutto materiali e componenti di ricambio, ma anche esplosivi tra cui una quantità notevole di TNT, un composto chimico derivato dal nitrato.
Ancora una volta quindi, Egypt Wide chiede al «governo italiano, e in particolare all’Ufficio Autorizzazioni Materiali d’Armamento (UAMA), di fermare tutti i trasferimenti e le vendite di armi all’Egitto,
coerentemente con le disposizioni della legge N. 185/1990 e con gli altri impegni internazionali dell’Italia in materia di tutela dei diritti umani».
Questo incremento del commercio di armi è un esempio di come «la relazione bilaterale tra questi due Paesi possa rendersi complice di violazioni pesanti dei diritti umani», ha spiegato Franchini.
Negli ultimi dieci anni «la situazione in Egitto è chiaramente peggiorata – ha detto Leslie Piqemal del Cairo Institute for Human Rights Studies – a dicembre prossimo ci saranno le elezioni nel Paese guidato dal dittatore Al Sisi.
Ma dato il contesto che vede applicazione della pena di morte, l’uso sistematico della tortura, detenzioni arbitrarie, impunità per chi usa violenza sui civili, chiusura dello spazio pubblico e persecuzione, è altamente improbabile che si possa condurre una campagna elettorale libera».
In un Paese dove vige una dittatura militare liberticida e violenta, la vendita di armi di qualsiasi genere è una violazione aperta del diritto internazionale, ha ribadito Franchini.
Tuttavia «L’Europa stende tappeti rossi ad Al Sisi – ha ribadito anche Claudio Francavilla di Human Rights Watch – e il regime in questo modo non deve dare conto a nessuno. è stata data carta bianca all’intensificazione degli abusi».