La notizia sperata (ma non attesa a così stretto giro di posta) è arrivata nel pomeriggio di oggi: Patrick Zaki è libero, il presidente al-Sisi ha concesso la grazia.
Per tutto il giorno si era riflettuto su come spingere il despota egiziano a compiere quell’atto di clemenza che solo lui, arrivati a questo grado di giudizio, avrebbe potuto fare.
Le pressioni interne ed internazionali, la decisiva risonanza del caso Zaki, le reazioni di sdegno difronte alla condanna a tre anni per l’ex studente dell’università di Bologna, hanno avuto la meglio.
“Adesso non abbassiamo la guardia sulle violazioni dei diritti in Egitto e sulle altre migliaia di prigionieri politici che giacciono nelle carceri egiziane”, commenta con noi al telefono Alessandra Morelli, esperta di diritto internazionale ed umanitario.
Un’inchiesta recente ha svelato che i prigionieri politici in Egitto sono circa 60mila, la metà di tutti i condannati al carcere nel Paese.