«È in questo spirito che, con la presente Dichiarazione, la Chiesa ardentemente esorta a porre il rispetto della dignità della persona umana al di là di ogni circostanza al centro dell’impegno per il bene comune e di ogni ordinamento giuridico».
Si conclude con queste parole la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, “Dignitas infinita circa la dignità umana”, pubblicato ieri dalla sala stampa vaticana. (clicca qui).
«Il rispetto della dignità di ciascuno e di tutti – vi si legge – è, infatti la base imprescindibile per l’esistenza stessa di ogni società che si pretende fondata sul giusto diritto e non sulla forza del potere.
Sulla base del riconoscimento della dignità umana si sostengono i diritti umani fondamentali, che precedono e fondano ogni civile convivenza».
Nel testo si legge che «si oppone alla dignità umana “tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario“». Si parla anche di «violenze contro le donne» come «scandalo globale».
Attenta altresì alla nostra dignità «tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche»
Un intero paragrafo è dedicato alla povertà come causa di compromissione della dignità dell’uomo.
«Uno dei fenomeni che contribuiscono considerevolmente a negare la dignità di tanti esseri umani è la povertà estrema, legata all’ineguale distribuzione della ricchezza», si legge nel documento.
«Inoltre, sarebbe illusorio fare una distinzione sommaria tra “Paesi ricchi” e “Paesi poveri”: già Benedetto XVI riconosceva, infatti, che «cresce la ricchezza mondiale in termini assoluti, ma aumentano le disparità».
Il paragrafo 36, contenuto sotto la voce: “alcune gravi violazioni della dignità umana” dice:
«nei Paesi ricchi nuove categorie sociali si impoveriscono e nascono nuove povertà.
In aree più povere alcuni gruppi godono di una sorta di super-sviluppo dissipatore e consumistico che contrasta in modo inaccettabile con perduranti situazioni di miseria disumanizzante».
Continua “lo scandalo di disuguaglianze clamorose”», dove la dignità dei poveri viene doppiamente negata, sia per la mancanza di risorse a disposizione per soddisfare i loro bisogni primari, sia per l’indifferenza con cui sono trattati da coloro che vivono accanto a loro.
Poco più sotto, al paragrafo 38 si parla della guerra, come di una delle condizioni del degrado umano.
«Un’altra tragedia che nega la dignità umana è il portarsi della guerra, oggi come in ogni tempo: – vi si legge – «guerre, attentati, persecuzioni per motivi razziali e religiosi, e tanti soprusi contro la dignità umana […] vanno “moltiplicandosi dolorosamente in molte regioni del mondo, tanto da assumere le fattezze di quella che si potrebbe chiamare una ‘terza guerra mondiale a pezzi’”».
Con la sua scia di distruzione e dolore, la guerra attacca la dignità umana a breve e a lungo termine: «pur riaffermando il diritto inalienabile alla legittima difesa, nonché la responsabilità di proteggere coloro la cui esistenza è minacciata, dobbiamo ammettere che la guerra è sempre una “sconfitta dell’umanità”.
Nessuna guerra vale le lacrime di una madre che ha visto suo figlio mutilato o morto;
nessuna guerra vale la perdita della vita, fosse anche di una sola persona umana, essere sacro, creato a immagine e somiglianza del creatore;
nessuna guerra vale l’avvelenamento della nostra Casa Comune;
e nessuna guerra vale la disperazione di quanti sono costretti a lasciare la loro patria e vengono privati, da un momento all’altro, della loro casa e di tutti i legami familiari, amicali, sociali e culturali che sono stati costruiti, a volte attraverso generazioni».
Tutte le guerre, per il solo fatto di contraddire la dignità umana, sono «conflitti che non risolveranno i problemi, ma li aumenteranno».
Questo risulta ancora più grave nel nostro tempo, quando è diventato normale che, al di fuori del campo di battaglia, muoiano tanti civili innocenti».