Un parlamento delle diaspore africane disseminate nel mondo, nella consapevolezza che i 370 milioni di africani e afrodiscendenti siano una straordinaria risorsa per l’intera Africa.
Si tratta del progetto al quale sta lavorando re Tchiffi Zie Jean Gervais, segretario generale del Forum dei sovrani e dei capi tradizionali d’Africa. Un impegno al centro in questi giorni di una missione in Europa, da Parigi a Lussemburgo, da Bruxelles a Roma.
In un’intervista rilasciata all’agenzia DIRE, il monarca di origine ivoriana, leader della comunità dei Krou, ha spiegato che l’iniziativa è stata presentata ufficialmente ad Addis Abeba, nella sede dell’Unione Africana (UA). E proprio l’organismo panafricano, ha affidato a re Tchiffi il ruolo di “presidente delle diaspore”, intese come realtà vitali e decisive da strutturare come “sesta regione” del continente oltre a quelle nord, centro, est, ovest e sud. Re Tchiffi ha anche sottolineato l’importanza delle rimesse inviate dagli emigrati africani alle loro famiglie che valgono 70 miliardi di euro all’anno: il doppio di quanto giunge dagli investimenti europei per i programmi di cooperazione internazionale, che si aggirano intorno a 35 miliardi di euro.
In riferimento al dibattito sul Global Compact, l’accordo sulle migrazioni sostenuto dall’Onu che decine di governi potrebbero firmare a Marrakech la settimana prossima, re Tchiffi ha detto di non credere a tutti questi documenti. «I vostri presidenti avevano già firmato a Malta, sostenendo di volere aiutare gli africani affinché non partissero per l’Europa: i risultati sono sotto gli occhi di tutti, e sono uguali a zero». Il riferimento è al Summit della Valletta del 2015. Allora la Commissione europea annunciò la nascita di un fondo da un miliardo e 800 milioni di euro per contrastare alla radice le cause delle migrazioni. Su Malta e i suoi fallimenti re Tchiffi non ha affondato il colpo, nella consapevolezza che «l’Africa non avrà più bisogno di nulla» se saprà «valorizzare i suoi figli» che vivono all’estero.