La testimonianza di un missionario locale

Di nuovo un massacro in Nord Kivu: “si uccide per l’oro ma anche per il cacao”

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Nuovo massacro di civili nel Nord Kivu, diocesi di Butembo Beni, in Repubblica democratica del Congo.

Una decina di persone sono state ammazzate ieri nei pressi di Manguredjipa, catturate mentre erano al mercato del villaggio.

Secondo le informazioni e le foto che riceviamo da una fonte missionaria, il gruppo sarebbe stato prima obbligato a seguire i militari, poi aggredito, colpito con armi e ai corpi è stato dato fuoco.

“È diabolico, povera gente – dice il padre con cui siamo in contatto – Il governo qui non esiste più.

Io temo che tutti i villaggi rischino la stessa sorte”.

Il motivo dietro questi agguati e massacri tanto frequenti, è la gestione delle ricchezze del sottosuolo, in un territorio sostanzialmente simile ad un Far West.

Ma il sacerdote aggiunge anche una possibile causa: la coltivazione del cacao.

“Da quando si sono intensificati i massacri nella parte Est della strada nazionale n. 4 nel territorio di Beni, dove la popolazione coltivava il cacao, la gente si è spostata verso l’ovest dove il cacao veniva già prodotto. E questo è il periodo dei primi raccolti…”.

Dove la vita umana vale meno che zero, si uccide non solo per l’oro ma perfino per il cacao.

Non è chiaro se stavolta i responsabili della mattanza siano soldati dell’esercito (sembra che alcuni testimoni abbiano riconosciuto la divisa delle Fardc), o milizie dell’Adf, le quali in questo momento sono protagoniste della maggior parte delle atrocità.

Il punto, dice il sacerdote, “è che nei villaggi sperduti nella foresta lo Stato è assente”.

Dice anche che “il mondo ignora il nostro dramma, e la complicità politica del nostro governo porta ad abbandonare la popolazione alla mercé dei predatori stranieri, Uganda e Ruanda e delle milizie locali.

Che trafugano i minerali ma anche il cacao”.

Il perimetro dei massacri è la zona nella quale la popolazione coltiva per sopravvivere.

Come dice il sacerdote, il pericolo si allarga e il rischio è che vengano attaccati tutti i villaggi dell’area, poiché gli agguati restano impuniti.

Nelle ultime settimane almeno sessanta persone, in diversi agguati, sono state uccise nell’area di Beni, e l’Adf, la milizia armata che si dice islamista, ha rivendicato diversi di questi attacchi.

Nel mirino: Masala, Mapasana, Mahini.

Henry-Pacifique Mayala, coordinatore del Baromètre securite del Kivu, progetto di monitoraggio di Human Rights Watch, dice che “l’intensificarsi dell’operazione Shujaa (militari congolesi che cercano di tenere sotto controllo l’area) ha causato lo spostamento dell’Adf verso est”.