Dall’Ecuador al Ciad, caffè e moringa nel rispetto del Creato

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Esempi di sviluppo in equilibrio con gli ecosistemi vengono da missionari impegnati a curare i territori perché con i frutti delle coltivazioni di caffè e moringa si possano migliorare le condizioni di vita di intere popolazioni.

Quello che colpisce arrivando ad Ahuano, un piccolo villaggio kichwa nella regione del Napo, è l’infinita varietà delle sfumature di verde.

Siamo in Ecuador, in uno dei punti di accesso alla Foresta amazzonica, dove anche la quantità di vegetazione lascia a bocca aperta ogni visitatore.

Da qualche tempo anche una bellissima costruzione calamita gli sguardi di chi arriva: è una caffetteria, l’ultimo passo di un lungo cammino che ha visto l’ENGIM, la Ong dei Giuseppini del Murialdo, affiancare la piccola comunità locale.

«Questa terra è meravigliosa ma è sempre più frequente, purtroppo, riconoscere l’impatto dell’uomo, la violenza fatta al Creato da uno sviluppo scriteriato – spiega Massimiliano Serpi, responsabile Paese dell’ENGIM -.

La deforestazione avanza, gli oleodotti che attraversano la regione e i mecheros che bruciano i gas prodotti dalle estrazioni petrolifere, colpiscono come un pugno allo stomaco».

Il Napo, dove i Giuseppini hanno celebrato quest’anno il centenario della loro presenza, è una delle 24 regioni in cui è suddiviso l’Ecuador, ha una forte presenza indigena ed un altrettanto alto livello di povertà.

«I Kichwa vivono dell’attività delle loro fattorie e sono legati alla terra da un rapporto viscerale che si estrinseca nella chakra, un sistema agroforestale tramandato da madre in figlia, una sorta di orto familiare in cui convivono diverse specie vegetali, dalle piante medicinali agli ortaggi, fino agli alberi da frutto.

Per questo valorizzare il commercio dei prodotti della chakra può contribuire al benessere di queste piccole comunità, elevare le donne nel contesto sociale e salvaguardare la foresta».

E’ da qui che nasce l’idea di promuovere la coltivazione del caffè, prodotto che possiede un grande potenziale di crescita economica, ma che necessità di conoscenze importanti per far arrivare i suoi chicchi dentro una tazzina.

Nel 2017, con un progetto finanziato dall’Agenzia italiana per la Cooperazione allo sviluppo, l’Ong dei Giuseppini inizia a supportare la produzione sostenibile di caffè, cacao e quinoa nelle province di Sucumbios, Napo, Orellana, Manabi e Chimborazo.

Beneficiari furono 10mila soci di 45 cooperative e associazioni che vivevano una situazione di povertà diffusa, a causa della bassa redditività delle piantagioni e della difficoltà di accesso a mercati più redditizi.

I primi interventi hanno avuto per oggetto la formazione, l’accompagnamento alla coltivazione e all’organizzazione del lavoro, la creazione di un centro di stoccaggio, il miglioramento della fase di post-raccolta. Il tutto per strappare prezzi migliori agli intermediari.

«Grazie ad un importante lavoro sul campo, nell’ultimo anno siamo riusciti ad ottenere un 25% in più dalla vendita del caffè – spiega ancora Serpi -.

Per migliorare la qualità del prodotto abbiamo lavorato sul controllo della fermentazione, della temperatura e del Ph, abbiamo introdotto i letti di essicazione, ma alla fine gli importatori hanno certificato una migliore qualità del nostro caffè, oggi riconosciuto robusto fine».

Un ulteriore salto del progetto si è avuto con la realizzazione della caffetteria Jatari (Alzati Indio, ndr), dove è presente anche un laboratorio che permette di sensibilizzare i produttori sulla qualità del prodotto finale.

«Il caffè, come il cacao, non sono consumati dalle popolazioni locali, sono prodotti solo per l’esportazione, per questo era necessario “istruirli” a riconoscerne la qualità, quel qualcosa in più che gli importatori sono disposti a pagare».

La moringa, albero della vita

La caffetteria – realizzata anche con il supporto della Fondazione Lavazza -, oggi è gestita da una associazione di giovani e si propone come un punto di riferimento per lo sviluppo turistico della zona.

Accanto a quello giovanile, mochilero, dei ragazzi con lo zaino in spalla, esiste, infatti, un turismo di altissimo livello che potrebbe essere interessato a vedere come si produce il caffè, assaggiarlo e acquistarlo. Questa la prossima sfida da vincere, “anche questa all’insegna della giustizia e del rispetto del Creato».

Imparare a sfruttare in modo equo i prodotti della terra è un impegno per lo sviluppo dei popoli che vede impegnati molti missionari nel mondo.

Come nel caso della moringa, conosciuta anche come “albero della vita” o “albero del paradiso” per le sue eccezionali virtù alimentari, ambientali e medicinali.

Su questa pianta originaria dell’India settentrionale, ma perfettamente acclimatata in tutte le regioni tropicali, si fondano molte delle speranze per sconfiggere la malnutrizione in Africa.

«Solo nel Camerun, dove ho vissuto molti anni, sei regioni su 10 registrano un forte tasso di ritardo della crescita ed una malnutrizione che si aggira intorno 40% – spiega fratel Fabio Mussi, missionario del PIME ed ex coordinatore della Caritas di Yagoua -. Almeno 40mila i bambini sottopeso e che necessitano di cure specifiche».

«Certo, ci sono le agenzie delle Nazioni Unite a prestare il loro soccorso: UNICEF, PAM, FAO. Ma il loro intervento è concentrato sui casi di “malnutrizione acuta grave”, cioè una piccola parte di bambini malnutriti, e con la distribuzione di integratori alimentari importati.