Grande festa di benvenuto oggi all’aeroporto di Fiumicino per l’arrivo delle prime 25 persone provenienti dai campi profughi dell’Etiopia.
Sono giunte a Roma grazie all’attivazione dei ‘corridoi umanitari’, riservati a chi possiede lo status di rifugiato o a chi, provenendo dal Corno d’Africa, viva in «condizioni di particolare vulnerabilità».
Ad accogliere il gruppo, costituito anche da nuclei famigliari con diversi bambini, c’erano rappresentanti della Cei, della Caritas e della Comunità di Sant’Egidio.
«Siete nostri fratelli. Siete accolti non da un’istituzione fredda, ma dal cuore degli italiani», ha detto Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, intervenuto alla conferenza stampa.
L’operazione è frutto del Protocollo di intesa tra lo Stato italiano e la Cei– che agisce attraverso Caritas Italiana e Fondazione Migrantes – siglato dalla Comunità di Sant’Egidio e finanziato con fondi dell’8xmille, che prevede il trasferimento dall’Etiopia di 500 profughi in due anni.
Questi primi nuclei familiari, oltre che da parenti già presenti in Italia, saranno ospitati dalla Caritas diocesana di Ventimiglia, dalla Caritas diocesana di Ragusa e dalla Comunità di Sant’Egidio a Rom
Giunti con il volo Ethiopian Air delle 4 del mattino da Addis Abeba, sono arrivati a Fiumicino dove li attendeva la delegazione italiana, con la presenza anche del Segretario generale della Cei, monsignor Nunzio Galantino.
Si tratta di persone che già da tempo vivono nei campi profughi di Mai’aini e Adi Harush nel Tigray, al confine con l’Eritrea, dove sono bloccati oltre 14 mila rifugiati eritrei.
L’Etiopia è in effetti il Paese ‘ospite’ non quello di provenienza dei rifugiati, i quali in realtà fuggono da crisi umanitarie e politiche in corso in Somalia, Eritrea e Sud Sudan.
L’organizzazione internazionale “Gandhi Charity”, presente nei campi etiopi con diverse attività, fra cui una mensa per bambini che garantisce circa 800 pasti al giorno, se ne prende cura da anni, assieme ad altre onlus umanitarie.
«L’escalation della crisi somala ha alimentato un significativo flusso di rifugiati che si riversano in Etiopia – scrive l’Unhcr, sotto la cui supervisione vengono aperti i campi – rendendo necessaria l’apertura di quattro campi a Sheder, Awbarre, Bokolmanyo and Melkadida che ospitano i nuovi arrivati».
Benchè l’Europa lamenti un sovraccarico di richiedenti asilo e profughi provenienti dai Paesi in guerra o da quelli soggetti a feroci dittature militari, è in realtà l’Africa stessa a sopportarne il maggior carico.
L’Etiopia in questo senso è un Paese paradigmatico: sono 72mila e 890 i rifugiati arrivati dall’inizio di quest’anno al 31 agosto 2017 e che portano a 852mila e 721 il numero di quelli presenti nei 26 campi distribuiti nei sei stati regionali di Gambella, Tigray, Afar, Benishangul Gumuz, Oromia e Ogaden.
I dati provengono a Kisut Gebreegziabher, portavoce di Unhcr Etiopia, il quale dicwe che gli incrementi del 2017 sono dovuti per 44 mila unità a rifugiati in fuga dal Sud Sudan seguiti da 17 mila eritrei e da oltre 6.400 somali.