Un “atto atroce e barbaro”, due volte criminale poiché perpetrato in un campo per sfollati.
Così il papa (con le parole del segretario di Stato, il cardinal Parolin), ha condannato la strage del 1° febbraio scorso nel campo ‘Plaine Savo” dell’Ituri, in Congo.
In un telegramma a firma del Segretario di Stato vaticano, indirizzato al presidente della Repubblica Democratica del Congo, Félix Tshisekedi, Francesco assicura la sua preghiera per le vittime e la sua vicinanza ai familiari.
“Il Santo Padre condanna ancora una volta con forza questo atto atroce e barbaro che è fonte di grande sofferenza e desolazione per il Paese”, si legge nel testo.
L’attacco, secondo le informazioni dei media locali, sarebbe stato perpetrato da miliziani armati intorno alle 21.30 nel centro a circa 90 chilometri da Bunia, nel territorio di Djugu, causando almeno 53 morti e 36 feriti.
Tra questi, numerose donne e bambini.
Plaine Savo ospita circa 24mila persone fuggite dalla violenza del territorio di Djugu nel 2019.
Avevano trovato un po’ di pace grazie all’accoglienza offerta dalla Minusca, la missione di pace delle Nazioni Unite, ma non sono al sicuro neanche in un campo di accoglienza. Circostanza questa che ha fatto indignare le agenzie Onu e le autorità congolesi.
Le province dell’Ituri e del Kivu sono comunque tra quelle più a rischio delle 21 province del Congo, poiché zone di frontiera fortemente infiltrate da milizie straniere e soggette alla violenza ciclica dei gruppi armati (oltre 114 le milizie nel Paese).
Esattamente un anno fa si era verificata una strage analoga a quella del primo febbraio scorso: circa 20 persone erano state trucidate (nella modalità peggiore, come oramai avviene da anni in questa zona), in una parrocchia a 20 km da Butembo, nel più totale silenzio dello Stato.
Il massacro era avvenuto in concomitanza con la visita a Butembo del Cardinal Fridolin Ambongo Besungu di Kinshasa, dal 27 al 31 dicembre 2021.