“Sentitevi missionari! Siete portatori di una esperienza di vita, di fede e di Chiesa che non vale meno della nostra”.
Così don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio, ha introdotto il secondo raduno degli oltre 200 sacerdoti non italiani nel Lazio, presso la Pontificia Università Urbaniana a Roma.
L’iniziativa, promossa dalla Commissione missionaria regionale, in collaborazione con Migrantes Lazio e Commissione regionale per il clero e la vita consacrata, può essere una matrice da replicare in altre regioni.
“Parliamo di un rapporto di reciprocità, in cui ogni parte dà qualcosa di sé ed in cui ogni parte riceve qualcosa – ha spiegato don Marco Prastaro, vescovo di Asti, a sua volta fidei donum in Kenya per 11 anni.
“Un servizio fatto a nome di una Chiesa che ci manda ed alla quale dobbiamo rendere quanto l’esperienza di fidei donum ci ha insegnato”, ha aggiunto.
Tra le sfide per i nuovi evangelizzatori c’è sicuramente quella di “imparare la lingua, inserirsi in una Chiesa che ha già un suo cammino, promuovere il laicato, accettare la povertà come scelta”, ha fatto notare ancora monsignor Prastaro.
La sfida sta tutta nella vicendevole apertura, nonostante le difficoltà.
“Voi non siete qui in Italia solo per celebrare una messa o un funerale, ma per testimoniare”, ha ricordato monsignor Viva, vescovo di Albano e presidente della Commissione Missionaria regionale del Lazio, promotore dell’incontro.