«Questa è la Chiesa che siamo chiamati a sognare: una Chiesa serva di tutti, serva degli ultimi. Una Chiesa che non esige mai una pagella di “buona condotta”, ma accoglie, serve, ama.
Una Chiesa dalle porte aperte che sia porto di misericordia».
Con queste parole papa Francesco ha chiuso le porte della XVI Assemblea del Sinodo dei vescovi (4-29 ottobre 2023) sul tema: “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione”.
Nel documento di sintesi finale sono raccolti gli orientamenti emersi dal confronto sinodale.
«Ci siamo ascoltati reciprocamente e soprattutto ci siamo messi in ascolto dello Spirito – ha detto ieri il papa nell’omelia della Santa Messa in San Pietro -.
Oggi non vediamo il frutto completo di questo processo, ma con lungimiranza possiamo guardare all’orizzonte che si apre davanti a noi: il Signore ci guiderà e ci aiuterà ad essere Chiesa più sinodale e missionaria, che adora Dio e serve le donne e gli uomini del nostro tempo, uscendo a portare a tutti la consolante gioia del Vangelo».
È l’anima missionaria ad essere al primo posto nell’impegno di rinnovamento della Chiesa.
Partendo sempre dall’adorazione di Dio, raccomanda Francesco che per «amare i fratelli col suo amore, questa è la grande e perenne riforma.
Essere Chiesa adoratrice e Chiesa del servizio, che lava i piedi all’umanità ferita, accompagna il cammino dei fragili, dei deboli e degli scartati, va con tenerezza incontro ai più poveri».
Nel documento di sintesi finale emerge la forza dinamica della missione, in cui si incentra l’identità stessa della Chiesa universale.
Con una attenzione nuova al ruolo chiave dei laici che, leggiamo nel documento «contribuiscono in modo vitale a realizzarla in tutti gli ambienti e nelle situazioni più ordinarie di ogni giorno.
Sono loro soprattutto a rendere presente la Chiesa e ad annunciare il Vangelo nella cultura dell’ambiente digitale, che ha un impatto così forte in tutto il mondo, nelle culture giovanili, nel mondo del lavoro, dell’economia e della politica, delle arti e della cultura, della ricerca scientifica, dell’educazione e della formazione, nella cura della casa comune e, in modo particolare, nella partecipazione alla vita pubblica».
Il ruolo dinamico dei laici e delle laiche è riconosciuto all’interno delle comunità cristiane, dove «animano comunità pastorali, prestano servizio come educatori alla fede, teologi e formatori, animatori spirituali e catechisti, e partecipano a vari organismi parrocchiali e diocesani».
Catechisti o leader di comunità, prestano servizio «nell’ambito del safeguarding e dell’amministrazione, il loro contributo è indispensabile per la missione della Chiesa» che sempre più conta su di loro per la testimonianza del Vangelo e per la missione ad gentes che «non coinvolge solo i missionari, ma l’intera comunità…anche le Chiese povere di clero non devono rinunciare a questo impegno…..Tutti i missionari – laici e laiche, consacrate e consacrati, diaconi e presbiteri, in particolare i membri di istituti missionari e i missionari fidei donum – sono una risorsa importante per creare legami di conoscenza e scambio di doni».
Il ruolo delle donne nella Chiesa è una delle novità emerse con maggiore chiarezza all’interno del confronto sinodale, e su questo i vescovi specificano che: «l’Assemblea chiede di evitare di ripetere l’errore di parlare delle donne come di una questione o un problema. Desideriamo invece promuovere una Chiesa in cui uomini e donne dialogano allo scopo di comprendere meglio la profondità del disegno di Dio, in cui appaiono insieme come protagonisti, senza subordinazione, esclusione, né competizione». A partire da questo assioma, diverse sono le questioni da affrontare per valorizzare il contributo delle donne nelle responsabilità pastorali loro affidate in tutte le aree della vita e della missione della Chiesa».
Per questo le Chiese locali sono incoraggiate a valorizzare la presenza femminile nei contesti in cui sono più emarginate, garantendo che le donne possano partecipare ai processi decisionali, assumendo ruoli di responsabilità nella pastorale e nel ministero.
«Il Santo Padre ha aumentato in modo significativo il numero di donne in posizioni di responsabilità nella Curia Romana. Lo stesso dovrebbe accadere agli altri livelli della vita della Chiesa» auspicano i vescovi di tutto il mondo.