Cina: Xi Jinping non ama le donne (e non le sceglie nel suo regno)

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Il 16 ottobre si apre il 20esimo congresso del Partito comunista cinese (Pcc) in cui Xi Jinping ha voluto sancire il suo “regno”.

Il presidente della Cina, che è già stato segretario generale del Pcc, ha fatto modificare l’articolo 79 della Costituzione del 1982 per garantirsi un terzo mandato presidenziale.

Come spiega François Bougon su Médiapart, Xi si impone come «il nuovo uomo forte» rilanciando un culto della personalità che aveva caratterizzato solo Mao Tse-Tung.

Un’adorazione tutta maschile dove il Partito è lo Stato e lui è il Partito. Xi discende da due rivoluzionari ed è uno dei “principi rossi” della nobiltà che domina la Repubblica popolare cinese.

Ma in questa aristocrazia non c’è posto per le donne, escluse rarissime eccezioni. Lo racconta da Hong Kong la giornalista pluripremiata Mimi Lau del South China Morning Post:

«Si contano circa due milioni di donne funzionarie del Pcc e di organi governativi, la maggior parte alla base della piramide, e ogni anno sono più della metà le impiegate nella pubblica amministrazione.

Ma nel boys’club dell’élite politica cinese davvero pochissime detengono un potere reale».

Certamente le funzionarie sono aumentate rispetto agli anni Ottanta.

Tuttavia, solo 30 donne su 371 membri compongono il Comitato centrale che elegge il Politburo, il più alto corpo decisionale, e nessuna è mai stata ammessa nel Comitato permanente del Politburo.

Nei primi anni Duemila sono state fatte delle riforme affinché ci fossero più amministratrici in alcuni settori (istruzione, scienza, cultura, salute, sport, pianificazione famigliare, giustizia, welfare), ma in quelli di economia, finanza, industria e tecnologia i dirigenti restano quasi tutti maschi.

Alle donne non viene offerta la stessa formazione e quando diventano madri subiscono declassamenti e riduzioni degli stipendi.

Qualcuna riesce a fare più carriera se di etnia han (maggioritaria nel Paese) e raccomandata da alti ranghi.

Del resto sotto il nuovo “imperatore” Xi, che ha lanciato una nuova era contro le democrazie liberali occidentali, che riscrive la Storia in funzione etno-nazionalista, non si può che essere “figlia di” o sottomessa.