Ciad: clima impazzito, piccole dighe consentono grandi raccolti

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Normalmente il Ciad è conosciuto come un Paese che soffre di vari problemi climatici, tra cui la desertificazione.

Ciò significa che in genere le precipitazioni sono scarse e spesso non bastano per far crescere piante e ortaggi.

Eppure, negli ultimi mesi, il clima anche qui sembra impazzito: forti piogge hanno invaso i terreni aridi, tanto da mandare in malora le coltivazioni e far preoccupare la popolazione locale e i missionari che la sostengono e l’aiutano.

Tra questi c’è padre Franco Martellozzo, gesuita, in Ciad da 56 anni, che opera nella diocesi di Mongo.

Di fronte alle piogge inusuali, non è rimasto con le mani in mano: ha pensato di utilizzare l’acqua, concretizzando l’idea di costruire piccole dighe con pietre recuperate in loco.

E così ha organizzato squadre di donne e uomini intenti a trasportare sassi e a sistemarli come fossero dei muretti, bassi ma spessi e massicci.

Il tutto tenuto insieme da reti di contenimento che possano ostacolare la spinta dell’acqua.

«Per fortuna – scrive in una lettera di aggiornamento dalla missione, inviata ai benefattori italiani – le dighette per conservare l’acqua piovana hanno resistito alle forti piogge, non c’è stata erosione del suolo e il livello dell’acqua dei pozzi è rassicurante».

L’opera è frutto di un bel lavoro collettivo che ha portato alla realizzazione di «tanti piccoli miracoli ecologici prodotti dalle nostre dighe in massi granitici», scrive ancora il missionario.

E conclude:

«Sotto il picco dell’Abu Telfan una piccola diga crea un laghetto montano. Questi perennizza il suo prezioso liquido attraverso un ruscello che a valle crea orti, riempie i pozzi e permette ai bimbi di giocare.

Una nuova vita fiorisce come i petali di un albero in fiore».

E le coltivazioni, grazie alle piccole dighe, assicurano raccolti generosi.