La capitale del Centrafrica è ancora ostaggio delle bande armate di ribelli (in gran parte ragazzi molto giovani, assoldati dai diversi leader della Coalition des patriotes pour le changement) che si oppongono alla rielezione di Faustin-Archange Touadéra.
Da Bangui dove vive con le consorelle, nel quartiere chiamato Km12, a 500 mt dalla barriera difensiva della Monusco (Caschi blu Onu), ma nella parte interna, dunque facilmente attaccabile, suor Elvira Tutolo, ci racconta al telefono la tensione e la paura di queste ore ore e i rischi del dopo voto.
«Stamani tre delle nostre suore sono uscite per delle commissioni e finchè non tornano a casa siamo in tensione», racconta la missionaria di Santa Giovanna Antida Thouret.
Suor Elvira dice che quella in corso, con un tentativo di colpo di Stato «è una guerra per il potere: l’ex presidente Bozize non accetta di aver perso le elezioni».
La coalizione di ribelli che «prima erano nemici tra di loro e adesso si sono alleati, è manovrata dall’ex presidente, sotto inchiesta per ribellione – spiega – ma ancora non è stato catturato! Al suo posto vengono invece arrestati i pesci piccoli: questi ragazzi molto giovani assoldati dai gruppi armati ai quali è stato praticamente dato un lavoro e delle armi».
Suor Tutolo racconta che tra di essi ha riconosciuto un paio di ragazzi che erano stati accolti dalle suore nella missione di Berberati qualche anno fa, e sottratti ai gruppi armati.
«Dalle foto ho riconosciuto Romualdo, che era un nostro ragazzo! Io avevamo recuperato e invece è tornato a combattere – ricorda, con grande dispiacere – Ma perchè accade questo? Perchè il programma Onu di disarmo e reintegrazione non ha funzionato. Toglieva le armi ai giovani ma non offriva loro delle valide alternative lavorative; tanto che appena hanno potuto si sono rimessi a far la guerra».
Suor Elvira ripercorre con noi il grande spavento del 13 gennaio scorso, quando si è ritrovata coinvolta in un attacco dei ribelli; e dice che «sono ancora appostati sulle colline che circondano la capitale».
«Due giorni fa c’è stato un attacco armato che è durato dalle 5 e mezza del mattino fino alle 11 e mi sono trovata in mezzo a questa pioggia di spari: la difesa è scattata in ritardo», dice.
«Riceviamo dei messaggi da alcuni dei leader ribelli: sono ancora sulle colline attorno a Bangui e la Monusco, la missione delle Nazioni unite che dovrebbe proteggerci, arriva sempre troppo tardi o non arriva affatto. Ed è per questo che adesso la popolazione civile è in ostaggio: da una parte ci sono i ribelli e dall’altra i ragazzi della Monusco: ruandesi, congolesi e di altri Paesi limitrofi, che non sono abbastanza preparati per affrontare le insidie dei ribelli.
«Siamo qui e attendiamo cosa accadrà quando il voto del 27 dicembre verrà confermato definitivamente. A quel punto potrebbe esserci un nuovo Colpo di Stato, stavolta riuscito – spiega – Anche perchè Francia e Russia si stanno fronteggiando in Centrafrica attraverso il sostegno all’uno e all’altro contendente: questa è una guerra per procura, come dicono i vescovi».