Parla il missionario che il 16 aprile scorso saltò su una mina lungo la strada verso Niem.

Centrafrica, padre Arialdo: “scenario simile al Sudan, lotta per il potere tra rivali”

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Al confine con il Sudan, il popolo della Repubblica Centrafricana vive con grande apprensione la guerra in corso alle sue porte.

L’instabilità interna e la presenza dei mercenari russi rischiano di far saltare anche il Paese guidato in modo conflittuale da Faustin Touadéra.

Ne abbiamo parlato con padre Arialdo Urbani che vive nella missione di Niem, in Centrafrica e che il mese scorso ha subito un pericoloso incidente saltando su una mina.

Padre Arialdo Urbani, a destra.

«E’ la seconda volta che vengo colpito da una mina: la prima capitò nel 2021 mentre stavo tornando verso la nostra missione nel Centrafrica, dopo aver visitato una scuola che i mercenari russi avevano devastato».

Il missionario betharramita di 83 anni il16 aprile scorso è incappato in una delle migliaia di ordigni inesplosi disseminati nel terreno, stavolta lungo la strada che va da Bogbatoyo a Niem.

«Avevo appena celebrato i battesimi in una chiesetta a 90 km dal centro- ci racconta – : la gente ha cantato e danzato, come sanno fare bene loro e mi aveva dato tanta gioia».

La precarietà politica dell’intera regione africana è seriamente a rischio: in entrambi i Paesi la conflittualità interna è potenziata dalla presenza del gruppo Wagner, emanazione diretta del Cremlino.

Nella Repubblica Centrafricana del presidente Touadéra le persone rischiano la vita ogni giorno.

«L’attuale Presidente – ci spiega padre Arialdo – vuole restare al potere e sta cercando in ogni modo di modificare la Costituzione.

Per questo ha ingaggiato i mercenari russi, affinchè lo difendano contro il suo predecessore, il quale, sostenuto dai ribelli, vuole tornare al potere».

Lo scenario – contesa armata per la supremazia – è molto simile a quello sudanese. E il rischio di una guerra aperta è sempre in agguato, soprattutto ora che il conflitto nel confinante Sudan si sta incracrenendo.

«Io ringrazio il Signore che mi ha fatto uscire sano e salvo, anche se ci sono stati quattro morti e diversi feriti.

Il mio confratello padre Tiziano Pozzi, che è medico e cura tanta gente bisognosa nell’ospedale di Niem, nord-ovest del Paese, ci ha recuperati e assistiti».

Nè in quella circostanza nè successivamente, i feriti sono stati contattati dalle autorità del Centrafrica: «nessuno si è fatto vivo – conferma il missionario –  è fuori dal loro interesse».

In Centrafrica agiscono da una parte i ribelli anti-governativi delle milizie armate (14 gruppi nati dalla scissione di ex Seleka e anti-Balaka) e dall’altra i contractor russi, mercenari alleati del governo, che «non rispettano le regole d’ingaggio e colpiscono nel mucchio», ci aveva spiegato anche suor Elvira Tutolo, missionaria storica di Santa Giovanna Antida Thouret. 

«È una follia – conferma padre Arialdo – a maggior ragione in un Paese potenzialmente dotato di risorse naturali del sottosuolo e di ricchezza generale».

Il mese scorso anche l’Unione Europea ha annunciato sanzioni nei confronti del gruppo privato Wagner per via degli abusi in ambito di diritti umani, sia in Repubblica Centrafricana che in Sudan, Mali e naturalmente in Ucraina.

Un totale di 11 persone e sette ‘entità’ collegate ai paramilitari russi sono stati aggiunti alla lista nera varata dall’Ue in ambito di violazione dei diritti umani: i loro beni sono stati congelati e un travel ban, divieto di viaggiare, è stato imposto loro. 

Ma la pericolosità dei mercenari è difficile da tenere sotto controllo soprattutto all’interno di Stati falliti dove manca un’organizzazione centrale.

L’obiettivo di disarmare i ribelli in Centrafrica, nel corso degli anni, è sostanzialmente fallito: la comunità di Sant’Egidio si è proposta come mediatore e ancora negozia ma «la strada per la pace è lunga: i ribelli controllano una buona parte del Paese, pensiamo solo al Fronte Popolare per la Rinascita della Repubblica Centrafricana di Noureddine Adam», spiegava a Popoli e Missione Mauro Garofalo, negoziatore per la Comunità di Sant’Egidio.

«In realtà il Centrafrica è allo sfacelo, le strade sono quasi impraticabili, l’educazione è al più basso livello di sempre, per non parlare della sanità», conferma anche padre Arialdo.

«Corruzione, arricchimento illecito, cattiva gestione, incompetenza e mancanza di deontologia professionale in alcuni servizi statali, abuso di autorità e ingiustizia, sono tutti sintomi che mettono in luce la crisi dei valori morali», avevano denunciato i vescovi del Centrafrica a gennaio scorso.

«La gente soffre e si sente solo dire: ‘Ho fame!’. La guerriglia non dà pace, il commercio è disturbato e i prezzi aumentano», dice il missionario.

E confida ancora:

«spero di tenere duro dopo 36 anni di presenza e restare ancora, perché qui troppa gente soffre: anche solo esserci o dir loro una parola di sostegno può aiutare a resistere».

Infine un appello di padre Arialdo:

«Dopo l’incidente mi sono trovato a piedi, senza un mezzo con cui spostarmi. Spero che la Provvidenza e cuori generosi mi diano una mano a “rimettermi in moto”».