«Disarmare il cuore prima di disarmare le mani: questo è un lavoro che continuiamo a fare in Centrafrica, sia io che gli Imam e i pastori protestanti, assieme ad altri sacerdoti della Chiesa cattolica.
In molte città oggi le famiglie possono andare e tornare, non ci sono più troppi campi profughi e le persone stanno cercando di riprendere la loro vita quotidiana».
A poco a poco «si prova a tornare alla normalità.
Dobbiamo attingere dal Corano e dalla Bibbia per invitare la gente a non lasciarsi trascinare dalla guerra».
La presenza delle Nazioni Unite resta invece purtroppo «un palliativo».
A raccontarlo, ieri, durante un incontro nella parrocchia di Santa Giovanna Antida Thouret a Roma, è il cardinal Dieudonné Nzapalainga, arcivescovo metropolita di Bangui.
Il Cardinale (in questi giorni in Vaticano per il sinodo) è stato uno dei principali artefici del processo di pace che il 5 febbraio del 2019 ha portato alla firma di un accordo tra il governo della Repubblica Centrafricana e 14 gruppi armati.
«Non c’è soluzione senza concertazione e senza dialogo: il Corano ha dei riferimenti per invitare al dialogo, esattamente come ce li ha la Bibbia
Il suo ‘metodo’, ossia il dialogo incessante e serrato tra musulmani e cristiani, l’alleanza e l’amicizia con l’imam Layama (deceduto nel 2019 in seguito ad una malattia), e l’incontro portato avanti in tutto il Paese con i gruppi di ribelli, hanno generato miracoli.
La guerra civile tra Seleka (di matrice islamista) e le milizie di auto-difesa degli Anti-Balaka (di origine cristiana) inizia nel 2013, quando un colpo di Stato rovescia il governo di Bozizé, e si è protratta per sei anni.
Alla domanda se gli imam siano oggi impegnati esattamente come i sacerdoti, sulla via della pace, il Cardinale Nzapalainga ha risposto in modo inequivocabile:
«“Per difetto di conoscenza il mio popolo perisce”, c’è scritto nella Bibbia: noi siamo chiamati ad educare i giovani e a formali e anche gli imam fanno questo.
Esattamente come noi! In ogni gruppo ci sono estremisti, ma non tutti i musulmani sono estremisti e io sono certo che è l’educazione che porta il cambiamento.
Anche l’imam dice: non avete il diritto di ammazzare e cita versetti del Corano, mentre io cito versetti biblici per parlare ai cristiani».
Ciononostante il percorso verso la pacificazione nel Paese di Faustine Touadera è ancora lungo e accidentato ma la strada intrapresa è quella giusta.
«Quando abbiamo cominciato a dire “deponete le armi!”, allora si sono visti i cambiamenti», ricorda il Cardinale.
Ieri, al termine della proiezione del documentario “Sìrirì, le cardinal et l’imam” del regista franco-svizzero Manuel von Stürler che racconta appunto dell’amicizia tra l’imam e il Cardinale, il porporato ha ancora una volta ribadito:
«la fede è come la luce che illumina la mia vita e il mio comportamento.
Se l’imam fosse stato un estremista sarebbe stato difficile per me lavorare con lui, ma invece anche l’imam ha pensato che fosse possibile fare la pace».
Oggi in Centrafrica rimane ancora un grosso lavoro da fare per disarmare e proteggere gli ex bambini soldato.
Ossia le centinaia di minorenni costretti ad imbracciare un fucile per combattere in uno dei numerosi gruppi armati ancora nascosti nelle foreste.
«Questi ragazzini sono comunque e sempre delle vittime, non dei criminali e pertanto vanno protetti».
A ricordarlo ad ottobre scorso è stata Florence Marchal, portavoce della Minusca, la Missione delle Nazioni Unite installata a Bangui.
Sono oltre 10mila les enfants combattent nei circuiti delle bande ribelli, come ricorda anche Marthe Kirima, ministro della famiglia, specificando che i bambini vengono spesso reclutati non solo per combattere ma come messaggeri, cuochi, spie, e schiavi sessuali, soprattutto le ragazze.
Sull’altro versante i soldati mercenari, dal gruppo Wagner ad Africa Corps, (organizzazione-ombrello guidata dal ministero della Difesa russo) hanno il compito di sostenere l’esercito governativo e di eliminare queste gang di ribelli.
I loro metodi sono spesso arbitrari e molto violenti.
Qui uno stralcio dell’incontro di ieri con il Cardinal Nzapalainga in una parrocchia di Roma.