«Siamo in un momento internazionale delicato.
Trepidiamo per la situazione in Medio Oriente e temiamo per la fragile tregua su Gaza.
Bisogna che tutti rispettino gli accordi. Ci viene da Papa Francesco un grande insegnamento: non dimenticare il dolore.
Ci sono guerre all’interno di un popolo, come in Sudan, nel nord del Congo e, nelle ultime ore, in Siria, paesi – tra l’altro – in cui l’impegno ecclesiale italiano è importante».
E’ uno dei passaggi chiave del discorso introduttivo del cardinal Matteo Zuppi, Presidente della Cei, al Consiglio permanente dei vescovi, che si tiene da oggi fino al 12 marzo.
«Seguiamo con trepida attenzione quanto avviene in Ucraina – ha detto Zuppi – sottoposta a bombardamenti e attacchi sistematici. Ogni giorno le sirene rompono le notti che vorremmo tranquille per tutti, specie per i bambini e i malati, tra cui tanti feriti e mutilati.
Guardiamo con attenzione e speranza al possibile dialogo tra Ucraina e Russia, mentre auspichiamo
che questo possa segnare una nuova stagione per tutti quei Paesi – tra cui Stati Uniti, Europa e Cina
– che, a vario titolo, sono coinvolti nella ricerca della pace.
Finalmente si muovono passi per la pace!».
In un altro passaggio il cardinale presidente ha detto:
«Il mondo si trova immerso nella tragedia della guerra.
“È troppo sognare che le armi tacciano e smettano di portare distruzione e morte?
Il Giubileo ricordi che quanti si fanno “operatori di pace saranno chiamati figli di Dio” (Mt 5,9).
L’esigenza della pace interpella tutti e impone di perseguire progetti concreti” (Spes non confundit, 8).
Mentre va scomparendo la generazione che ha vissuto l’ultima Guerra Mondiale con il suo carico
di odio e di dolore, rischiamo di perdere una memoria sana di quegli eventi e delle loro vere cause.
La logica del più forte sembra prevalere e quasi diventa affascinante e accettata in modo acritico.
La Chiesa, invece, resta fedele a quanto la tradizione di secoli ha insegnato e il Vaticano II ha
ribadito: «Iddio, che ha cura paterna di tutti, ha voluto che tutti gli uomini formassero una sola
famiglia e si trattassero tra loro come fratelli» (Gaudium et spes, 24).