La Terra ci presenta il conto di decenni di sfruttamento selvaggio, di inquinamento, di deforestazione, di migrazioni forzate e di land grabbing. E’ arrivato il momento di rimboccarsi le maniche per evitare le disastrose conseguenze che tutti possiamo immaginare.
Sono sempre state enormi serbatoi idrici, tesoro nascosto di montagne, ghiacciai, fiumi e foreste. Eppure oggi le grandiose Water Towers, le Torri d’acqua, magazzini millenari di risorse idriche nivo glaciali, si stanno riducendo a causa dei cambiamenti climatici.
Il Nanda Devi, uno dei più grandi ghiacciai dell’Himalaya è crollato il 7 febbraio dello scorso anno, distruggendo due centrali elettriche e una diga che ha travolto la regione indiana dell’Uttarakhand, causando decine di morti.
Il riscaldamento climatico si fa sentire anche in Tibet e nelle regioni montuose dell’Asia (Hindu Kush, Karakoram e Pamir) dove gli studiosi prevedono che entro il 2100 spariranno almeno un terzo dei grandi ghiacciai.
Quello che sta accadendo alle Torri d’acqua (sul pianeta ce ne sono 78) da cui dipende la sopravvivenza di quasi due miliardi di persone, è solo uno dei tanti esempi della rivoluzione climatica che ha coinvolto ogni angolo del pianeta.
E l’uomo, la più adattabile al cambiamento delle specie viventi sul globo, come pensa di risolvere l’immenso rebus da cui dipende ormai la sua sopravvivenza?
«E’ ormai poco probabile che si riesca a contenere l’aumento delle temperature medie al di sotto del limite di sicurezza di 1,5 gradi per scongiurare conseguenze peggiori, dal momento che già siamo a più 1,2 gradi. C e le emissioni continuano ad aumentare.
Con un impegno drastico da far partire subito forse riusciremo a restare poco al di sopra dei due gradi ed affrontare per alcuni secoli conseguenze molto serie» spiega Andrea Masullo, direttore scientifico di Greenaccord, associazione vicina all’ecologia integrale di papa Francesco.
E mentre alcune aree del pianeta, come l’Amazzonia minacciano di collassare a causa delle violenze sulle terre e le popolazioni locali, negli ultimi 30 anni il 10% più ricco della popolazione mondiale è stato responsabile di più della metà delle emissioni globali di gas serra.
I più poveri pagano il prezzo del benessere dei Paesi ricchi, avendo meno risorse per difendersi dalle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Non a caso il papa parla di “conversione ecologica” nel messaggio per la Giornata mondiale per la cura del Creato dell’1 settembre: dobbiamo sbrigarci a «convertire i modelli di consumo e produzione, nonché gli stili di vita in una direzione più rispettosa nei confronti del Creato e dello sviluppo umano integrale di tutti i popoli».
La Laudato Sì non è solo una lettura profetica ma anche una proposta di cambiamento globale, un progetto per la vita del pianeta con riferimento particolare, dice ancora Masullo, al «debito ecologico, ovvero al prezzo in termini di inquinamento e catastrofi naturali che pagano i Paesi poveri per fornire risorse a quelli ricchi.
(Questo articolo nella sua versione integrale è stato pubblicato su Popoli e Missione di settembre-ottobre).