Brasile: la corsa di Bolsonaro ai vaccini contro il Covidão

Il Paese conta ad oggi 424mila decessi per il virus, ma ha finalmente avviato una campagna di vaccinazione efficace.

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Virtuosi come il Cile o scettici come il Brasile, molti Paesi latinoamericani si sono accaparrati scorte di vaccini delle diverse big pharma che ora si stanno contendendo il mercato globale. Pfizer, AstraZeneca, l’indiano CoviShield o il cinese Sinovac, aziende farmaceutiche locali si stanno attivando per la produzione interna dei vari sieri immunizzanti.

L’America Latina è con l’Europa e gli Stati Uniti il continente più colpito dalla pandemia di Coronavirus. Solo il Brasile ha già contabilizzato ad oggi oltre 423mila morti, mentre il Messico ha superato i 219mila decessi.

Due Paesi che sommano da soli oltre 600mila vittime sul totale di circa tre milioni a livello planetario. Se si aggiungono la Colombia con 78mila morti, l’Argentina con 70mila, il Perù ben oltre 62mila ed il Cile, il Paese che in assoluto ha vaccinato di più nella regione ma che ha comunque avuto oltre 22mila vittime, si arriverà purtroppo a superare il milione di vittime entro luglio, secondo le proiezioni.

Per cercare di arginare questa carneficina in un continente dove in media il 40% delle persone riesce a sopravvivere solo grazie a lavori informali, l’unica soluzione è quella di vaccinare, nel più breve tempo possibile, il maggior numero di persone.

Purtroppo però, se si esclude il Cile, dove a fine marzo il 50% degli abitanti aveva già ricevuto almeno una dose del vaccino Pfizer, AstraZeneca o dell’antidoto cinese Sinovac, tutti gli altri Paesi procedono molto a rilento. Inoltre, secondo i dati dell’Americas Society/Council of the Americas (Ascoa), appena il 4% dei latinoamericani ha già contratto il Covid19, guarendo perché il suo organismo ha prodotto gli anticorpi.

Nonostante le follie del suo presidente, Jair Bolsonaro, che ha più volte detto che non si vaccinerà, il Brasile è il caso più interessante perché, oltre ad avere approvato AstraZeneca, l’indiano CoviShield, Pfizer ed il cinese Sinovac, possiede due laboratori all’avanguardia in grado di produrre milioni di vaccini ogni settimana, cosa che ha iniziato a fare a ritmo serrato a partire da metà marzo 2021.

Il primo è l’istituto FioCruz di Rio de Janeiro, capace di distribuire ogni sette giorni ben cinque milioni di dosi di AstraZeneca.

Il secondo è l’istituto Butantan di San Paolo, che produce il vaccino cinese Sinovac al ritmo di un milione di dosi al giorno. Certo, quest’ultimo è a detta della letteratura scientifica il meno performante, con un’efficacia del 51%, comunque più che sufficiente se si pensa che tutti i vaccini anti influenzali usati da anni dai nostri anziani hanno un’efficacia di poco superiore al 40%.

Nonostante il Brasile sia con il Messico il Paese latinoamericano dove l’emergenza Covid è più grave (nella seconda metà di marzo un quarto dei morti da Coronavirus di tutto il mondo si sono un registrati proprio nel “Paese del samba”), è anche la nazione delle Americhe, Stati Uniti esclusi, dove sono state vaccinate più persone, oltre 15 milioni, al 23 di marzo.

Inoltre, grazie alla sua esperienza nella gestione delle pandemie, il sistema statale brasiliano è in grado di effettuare addirittura tre milioni di iniezioni in un giorno.

A garantirlo è Gonzalo Vecina Neto, professore presso la Facoltà di Sanità Pubblica dell’Università di San Paolo (Usp) nonché ex presidente e fondatore dell’Anvisa, l’Agenzia che concede le autorizzazioni dei farmaci in Brasile.

È dunque probabile che, grazie alla produzione degli istituti FioCruz e Butantan, entro il prossimo luglio si possa raggiungere quel 60 – 70% di popolazione auspicato dall’OMS per arrivare alla tanto agognata immunità di gregge.

Inoltre il Brasile è il Paese che ha acquistato più vaccini in valore assoluto, 561 milioni di dosi, pari ad una capacità di immunizzazione del 141% del totale della sua popolazione, anche se la maggior parte delle fiale non è ancora arrivata.

Al di là delle parole vuote di Bolsonaro, sono stati fatti acquisti a 360 gradi nel panorama della produzione internazionale, fuori da motivazioni “ideologiche”: si tratta infatti di un mega-pacchetto composto da 210 milioni di dosi dell’anglo-svedese AstraZeneca, 100 della statunitense Pfizer, altrettante del cinese Sinovac, 80 del russo Sputnik V, 38 di Johnson & Johnson, 20 dell’indiano Covishield e 13 milioni di Moderna.