Un papa dalla grande “intuizione missionaria: aveva compreso bene il rischio della secolarizzazione e del relativismo che stava per abbattersi non solo in Europa ma anche in Africa“.
“La sua è stata una testimonianza enorme di umiltà e di fede che ha sostenuto la Chiesa“.
Così alcuni dei nostri missionari ricordano il papa emerito, Benedetto XVI, deceduto stamani alle 9.35 in Vaticano, all’età di 95 anni.
“Oggi nella regione più povera della Guinea Bissau è un giorno lieto e triste allo stesso tempo”, ci confida il fidei donum don Lucio Brentegani.
“Da un lato celebriamo una grande benedizione con l’inaugurazione di una nuova cappella, dall’altro siamo tristi per la morte del papa emerito, Benedetto, e chiediamo che Dio lo accolga nella sua pace; in qualche modo sarà anche lui Santo!”.
Don Lucio ci parla da una regione del profondo sud del Paese dell’Africa Subsahariana:
“Mi trovo nella missione degli oblati di Maria Immacolata e domani qui avremo una celebrazione con battesimi, cresime e matrimoni, c’è grande abbondanza di fede, una benedizione che il Signore sta dando alla missione”.
Poi la memoria corre al giorno delle dimissioni di Joseph Ratzinger:
“ricordo bene il momento in cui Benedetto ha dato l’annuncio di ritirarsi e quel giorno coincideva con una riunione pastorale che avevamo nella diocesi di Bafatà, dove il vescovo don Pedro Zilli ci aveva riuniti.
E’ arrivata questa notizia: a tutti sul momento è sembrata una disfatta, una cosa negativa per la Chiesa. Ma poi riflettendo bene abbiamo pensato che fosse una notizia di futuro, di semplicità e umiltà da parte di papa Ratzinger.
Ci è sembrato un momento di grande umiltà quello di cedere il cammino a chi sapesse correre più veloce: e questo ci è parso in linea con lo stile del missionario che va e annuncia il Vangelo ma ha anche l’attenzione di rallentare se serve”.
Lui, Papa Benedetto, dice il fidei donum “si è messo non da parte, ma al centro del Vaticano per poterlo sostenere con la sua preghiera”.
La sua, dice ancora don Lucio, “è stata una testimonianza enorme che ha aiutato la Chiesa fino ad ora, e che potrà aiutarla dal paradiso anche più avanti”.
Da Nairobi in Kenya un altro missionario italiano, Fra Ettore Marangi, dice:
“Io ritengo che Benedetto XVI abbia avuto una grande intuizione dal punto di vista missionario: per Ratzinger la sfida più importante di evangelizzazione si giocava in Europa e per questo poteva essere sospettato di ‘etnocentrismo’.
Eppure sono certo che non fosse così: in realtà lui aveva capito molto bene quale è il rischio della cultura occidentale: se da un lato libera l’umanità dal fondamentalismo, dall’altro la espone al rischio del relativismo”.
Secondo fra Ettore, papa Benedetto XVI aveva anticipato ciò che sarebbe accaduto anche in Africa:
“quella sfida si sarebbe presto dovuta affrontare nel resto del mondo e il cardinale teologo lo sapeva – dice fra Ettore – La secolarizzazione in effetti comincia ad essere una realtà presente anche nei grossi centri urbani africani“.
Dallo Zambia, il comboniano padre Antonio Guarino ci dice:
“credo che ogni papa sia arrivato al giusto momento della Storia: nell’era di Benedetto doveva esserci proprio lui e ha dato il meglio di sè, anche una volta dimesso: teologicamente penso che tra gli ultimi papi sia stato il più profondo e preparato”.
Aggiunge: “Quella sua apparente rigidità (ma era affabile in realtà!) ha lasciato spazio ad una chiarezza di pensiero e ad una profondità teologica senza pari.
Dispiace per la sua morte ma credo che abbia fatto la sua parte e che l’abbia fatta davvero molto bene.
Infine, dice padre Antonio:
“io ancora uso le sue parole quando parlo ai seminaristi, perchè il suo pensiero lo si capiva eccezionalmente bene”.