Ancora un “attacco atroce” – così lo hanno definito le Nazioni Unite – in un villaggio del Burkina Faso: 132 civili sono stati ammazzati venerdì notte a Solhan, dove abitavano, nella provincia di Yagha, al confine col Niger.
Il gruppo armato ha bruciato diverse case e dato fuoco anche al mercato del villaggio, come si legge in un comunicato governativo.
Perché questa violenza cieca nei confronti di cittadini inermi?
In questo Paese del Sahel (come anche in Niger e in Mali), in particolare nelle zone di confine al nord, lontane dalla capitale, la vita della gente comune è segnata dalla fuga continua.
Si vive nel timore costante di attacchi armati da parte di gruppi predatori che si dichiarano di matrice Jihadista e il cui fine è terrorizzare i civili e costringerli alla fuga.
La gente scappa verso i campi profughi come quello di Goudoubo, che ospita tra l’altro 3mila maliani.
«In Burkina gli sfollati sono più di un milione… E’ il secondo o terzo Paese con più sfollati interni dopo la Siria», ci aveva spiegato tempo fa padre Paolo Motta, missionario della Comunità di Villaregia, dal 2017 nella capitale Ouagadougou.
La capitale è in grande espansione. Si parla di una crescita annua compresa tra il 5 e il 7%.
“La gente arriva qui dai villaggi di frontiera, un po’ perchè è più facile trovare lavoro e in parte per via del terrorismo, che costringe a lasciare le case e la terra».
«Dove prima c’era una parrocchia ora ne servono due o tre– spiegava padre Paolo – e così ogni due anni sorgono nuove comunità. Ci è stato affidato un territorio di una trentina di km quadrati, e ci occupiamo di due villaggi: Sandogo più vicino alla città, e Bouassà, più periferico e meno abitato, per un totale di 75mila abitanti”.
Il Sahel è una regione completamente insicura: la presenza del vastissimo deserto, (dove è possibile per i gruppi armati che conoscono molto bene il territorio circolare in libertà); la facilità di passare i confini tra un Paese e l’altro, spesso privi di controlli e posti di blocco, rendono tutta l’area soggetta ad incursioni.
Le vere vittime del terrorismo saheliano sono le popolazioni locali, che non trovano pace e sono costrette a scappare di continuo.