“Quante vittime provoca una bomba atomica? Dobbiamo fare di tutto affinchè non ci siano cose che rovinino la vita perché in un attimo si piange”. E’ necessario perciò “gridare forte l‘immoralità e l’illegalità del possesso delle armi nucleari” e spingere lo Stato italiano a rivedere la propria posizione a riguardo.
Con la domanda di don Renato Sacco, di Pax Christi, e l’esortazione di Lisa Clark, dei Beati costruttori di pace, si è lanciato ieri l’appello politico, firmato da 39 associazioni cattoliche e laiche, per la ratifica del Trattato Onu di proibizione delle armi nucleari da parte del nostro Paese. Il Trattato è entrato in vigore lo scorso 22 gennaio, dopo la ratifica di 50 Paesi.
“Mi colpisce che tra i Pesi del blocco Atlantico solo l’Olanda abbia avuto la forza e il nitore necessario per prendere una posizione e ratificare – ha detto Marco Tarquinio, direttore di Avvenire, intervenuto alla conferenza stampa di lancio dell’iniziativa – L’Italia non c’è mai stata in questo processo: mi rendo conto che sono tanti i nodi da sciogliere, ma non può non esserci”.
Gli Stati Uniti di Joe Biden pur non avendo ratificato il testo, sono oggi più aperti e possibilisti rispetto all’epoca Trump, ha confermato Lisa Clark.
Il Testo proibisce esplicitamente e inequivocabilmente “l’uso, la minaccia dell’utilizzo, lo sviluppo, la produzione, la sperimentazione e lo stoccaggio di armi nucleari” e obbliga tutti gli Stati aderenti a “non assistere, incoraggiare o indurre nessuno in alcun modo a impegnarsi in qualsiasi attività vietata dal Trattato”.
Sono tre le richieste che la società civile della galassia cattolica rivolge a governo e parlamento italiano: anzitutto ratificare il Trattato Onu di proibizione;
poi eliminare tutte le armi nucleari che sono sul territorio italiano e infine fare in modo che “nella base militare di Ghedi siano sospesi i lavori per l’ampliamento delle strutture che ospiteranno nuovi F35, usati per il trasporto delle armi nucleari”, come ha ricordato in conferenza stampa Anselmo Palini, che è tra i promotori.
Acli nazionali, Azione cattolica italiana, Associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, Movimento dei Focolari e Pax Christi hanno proposto la sottoscrizione di questo appello che adesso dovrà passare al vaglio politico. Ma per il momento l’Italia non ha intenzione di tornare sui suoi passi, per “motivi di sicurezza”.
Un comunicato stampa divulgato a gennaio scorso dalla Farnesina rendeva noto: “pur nutrendo profondo rispetto per le motivazioni dei promotori del Trattato e dei suoi sostenitori, riteniamo quindi che l’obiettivo di un mondo privo di armi nucleari possa essere realisticamente raggiunto solo attraverso un articolato percorso a tappe che tenga conto, oltre che delle considerazioni di carattere umanitario, anche delle esigenze di sicurezza nazionale e stabilità internazionale”.
In Italia, nelle basi di Aviano (Pordenone) e di Ghedi (Brescia), sono presenti ordigni nucleari (B61), una quarantina circa. E nella base di Ghedi si stanno ampliando le strutture per poter ospitare i nuovi cacciabombardieri F35, ognuno dal costo di almeno 155 milioni di euro, in grado di trasportare nuovi ordigni atomici ancora più potenti (B61-12).