Assemblea Generale CEI, “l’orizzonte missionario come faro del cammino sinodale”

"Non abbiamo bisogno di un'altra Chiesa ma di una Chiesa diversa", dicono i vescovi

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«L’orizzonte missionario, si è detto concordemente, deve restare il faro del Cammino sinodale: senza questa prospettiva, che costituisce la natura stessa della Chiesa – che esiste per annunciare Cristo e il suo Vangelo – le comunità cristiane si perderebbero nelle loro problematiche interne, smorzando la forza dello Spirito e impoverendo così il mondo».

Lo si legge in uno dei passaggi del Comunicato finale della 77esima Assemblea Generale della Cei, appena conclusa, in calendario dal 22 al 25 maggio.

La missione, seguendo la sintesi dei lavori sinodali, è stata inoltre individuata come pista da seguire nello «stile di prossimità».

Per i vescovi, «occorre offrire risposte concrete alle istanze evidenziate dalla comunità,
dando ulteriore spazio all’ascolto e recuperando lo stretto legame tra ecumenismo e sinodalità», si legge nella nota.

«Non c’è infatti bisogno di un’altra Chiesa, ma di una Chiesa diversa, desiderosa
di ascoltare piuttosto che di farsi ascoltare, capace di farsi presente nei luoghi ineludibili
della povertà, dove manca la pace, dove la gente vive».

Del resto, il dinamismo dei giovani e il «fenomeno migratorio ricordano alla Chiesa l’urgenza di mettersi in cammino, sempre in ascolto dello Spirito e della realtà che dettano i temi di un’agenda da cui non si può prescindere».

La sinodalità – è stato sottolineato – non è un contributo alla neutralità.

Attraverso il lavoro dei gruppi sinodali «l’Assemblea ha individuato alcune piste fondamentali per il discernimento operativo: la missione nello stile della prossimità;  il linguaggio dell’annuncio, della liturgia e della comunicazione».

La formazione e l’iniziazione alla vita cristiana; la corresponsabilità nella guida delle comunità; la revisione e la valorizzazione delle strutture.

Sul tema della pace più volte, nel dialogo in Aula, è risuonato il richiamo alla pace, con la domanda esplicita di un impegno nella linea espressa dagli incontri di spiritualità sul Mediterraneo e
di un maggiore coinvolgimento della CEI sui temi della riconciliazione e della legalità.

«La guerra è una pandemia. Ci coinvolge tutti. La Chiesa e i cristiani credono nella pace – le
parole del Cardinale Presidente –, siamo chiamati a essere tutti operatori di pace, ancora
di più nella tempesta terribile dei conflitti».