I vescovi argentini hanno chiesto di pregare e di lottare per una società senza schiavi né esclusi.
In occasione della Giornata mondiale di preghiera per le vittime della tratta e del traffico di persone, celebrata l’8 febbraio festa di Santa Bakhita, la Conferenza episcopale Argentina ha reso pubblico un comunicato nel quale si chiede di “pregare e lottare per una società senza schiavi, nella quale si riconosca e si rispetti la dignità e la libertà di tutti e di ciascuno”.
I vescovi affermano che siamo di fronte ad un crimine vergognoso e intollerabile, aggravato dalla pandemia, che “danneggia seriamente la vita di molte persone, private della libertà e obbligate a vivere in condizioni di vera e penosa schiavitù”.
Tra i migranti, coloro che sono obbligati a vivere in clandestinità, “sono i più vulnerabili, perché si tratta di persone che accettano di vivere e lavorare in condizioni inammissibili, essendo caduti in mano a reti criminali e corrotte che trafficano con esseri umani”.
Di fronte a questa tragedia, esistono molte persone che svolgono un gran lavoro silenzioso: congregazioni religiose, soprattutto femminili, organizzazioni ecclesiali e civili, tanti volontari che realizzano un generoso servizio di aiuto alle vittime e ai più poveri, da molti anni.
L’appello di monsignor Oscar Ojea è visibile cliccando qui.
Questo instancabile e silenzioso lavoro, che richiede coraggio pazienza e perseveranza, non è sufficiente da solo per porre fine al flagello della sfruttamento della persona umana.
I vescovi ricordano che è necessario anche un grande impegno a livello istituzionale: “Lo Stato deve curare e proteggere la vita, deve eliminare ogni forma di servitù o di tratta e sfruttamento delle persone”.
(Dal Noticum di marzo 2021)