Purtroppo l’indirizzo impresso dall’Europa sul controllo delle migrazioni trova seguaci anche in Angola. Il governo di Luanda ha infatti deciso, negli ultimi mesi, di rimpatriare con la forza – senza distinguere tra “irregolari”, profughi di guerra, lavoratori regolarmente registrati – oltre 500mila congolesi della vicina Repubblica Democratica del Congo. Il drastico provvedimento adottato dalle autorità angolane mira a combattere “l’immigrazione clandestina” e “il traffico illecito di diamanti”. Esso riguarda in gran parte congolesi, originari delle province di Kwango e del Kasai, i quali avevano trovato impiego nelle miniere angolane di diamanti.
L’Angola, ex colonia portoghese, ha un territorio ricco di materie prime (commodity) tra cui figurano petrolio, oro, rame e diamanti. Le autorità congolesi hanno duramente contestato il rimpatrio forzato dei propri connazionali, sottolineando, in una nota ufficiale, che “Luanda è parte di una comunità internazionale che richiede il rispetto della dignità delle persone in conformità al diritto internazionale e ai diritti umani”. Il ministero degli esteri di Kinshasa ha anche ricordato l’ospitalità offerta nel passato agli angolani: “A suo tempo, la Repubblica Democratica del Congo (ex Zaire) ha offerto ospitalità ai fratelli e alle sorelle vittime dei colonizzatori e delle varie guerre che hanno segnato la storia angolana. Consci della nostra tradizione di accoglienza, migliaia di angolani erano venuti in Congo per cercare rifugio. Molti di loro ancora oggi vivono felicemente nel nostro Paese”.
Le Nazioni Unite temono che l’espulsione di massa dei rifugiati congolesi dall’Angola potrebbe innescare una crisi umanitaria. L’Unicef ha raccolto già 9 milioni di dollari per soccorrere le famiglie rimpatriate, segnalando il rischio crescente di epidemie a fronte della vulnerabilità dei più piccoli. Fonti missionarie in Angola, che hanno chiesto l’anonimato, contattate dalla nostra redazione di Popoli e Missione, ritengono che per l’Unione Europa sia “imbarazzante fare pressione sul presidente angolano João Lourenço affinché riveda le sue politiche sulle migrazioni, quando i governi europei sono i primi a respingere gli africani”.