America Latina in black out idrico, il continente senz’acqua

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Il sindaco di Bogotà ha allertato la popolazione dei rischi di black out per mancanza di risorse idriche.

Ma anche Messico, Ecuador e Brasile soffrono la siccità causata dai cambiamenti climatici e dalle “emergenze” climatiche sempre più frequenti e devastanti.

Città del Messico è a pochi mesi dal ritrovarsi senza acqua, mentre il Paese lotta con una grave siccità.

Per combattere il problema, lo scorso ottobre il governo ha iniziato ad attuare restrizioni idriche per 22 milioni di residenti.

Dopo avere ridotto drasticamente l’erogazione dell’acqua del 25% lo scorso novembre, i residenti di città dell’hinterland di Città del Messico come Iztapalapa, devono svegliarsi presto per mettersi in fila.

E raccogliere l’acqua fornita dai camion governativi e, quando mancano, sono costretti a pagare fornitori privati per potere cucinare e lavarsi.

Proprio la scarsità d’acqua e la conseguente siccità è stata considerata la causa principale del grande incendio che lo scorso 4 marzo ha bruciato 75 acri di vegetazione secca lungo i bacini idrografici della capitale, che trattengono l’acqua in eccesso proveniente dai canali di scolo.

Anche se i problemi idrici di Città del Messico risalgono a decenni fa, gli scarsi investimenti e una pianificazione inesistente hanno portato all’attuale collasso del sistema della capitale del Paese.

In Colombia, a Bogotà, va ancora peggio, visto che dall’11 aprile scorso i suoi oltre 10 milioni di abitanti hanno l’acqua razionata per la lunga siccità causata da El Niño e dal cambiamento climatico, che producono picchi elevati di temperature, e bassi livelli di precipitazioni.

La sospensione del servizio idrico ogni 24 ore è fatta a rotazione in nove zone ma, secondo l’ufficio del sindaco, il primo maggio scorso è aumentato il calo del livello di acqua dei giganteschi serbatoi che riforniscono la capitale colombiana.

La diga di Chingaza situata in un parco nazionale fornisce il 70% dell’acqua della capitale colombiana, ma continua a vedere scendere i suoi livelli, ogni giorno.

«La situazione è critica, per favore risparmiamo» ha detto allarmato il sindaco Carlos Fernando Galán, dopo aver ricevuto i rapporti tecnici che collegano l’emergenza alla riduzione delle piogge che ha colpito tutto il territorio colombiano dalla fine del 2023.

Anche se la situazione a Bogotà è la più grave, il governo ha annunciato che quasi un quinto dei comuni colombiani sono pressochè a secco di acqua, ma ha avvertito che si potrebbe arrivare a un blackout nazionale.

I livelli nelle dighe dove sono installate le principali centrali idroelettriche a inizio maggio sono infatti al 31% della loro capacità, appena quattro punti sopra il limite che impedisce la generazione di energia, e il più basso da mezzo secolo.

Il presidente Gustavo Petro da anni avverte sugli impatti devastanti del cambiamento climatico sulla vita delle persone.

Dopo avere indetto una giornata civica il 19 aprile scorso allo scopo di ridurre il consumo di acqua, ha spiegato che l’attuale crisi è dovuta al fatto che «quasi tutta l’area verde di Bogotà è stata urbanizzata illegalmente e il fragile equilibrio tra l’acqua disponibile e la popolazione che abita la città è stato distrutto».

Per la cronaca, i residenti della capitale sono stati invitati a limitare a quattro minuti il tempo in cui fanno la doccia, mentre sono state minacciate multe salate per le persone che sprecano quantità eccessive d’acqua per lavare la propria auto.

 (Il reportage per intero sarà pubblicato sul numero di giugno di Popoli e Missione in distribuzione. Per richiederne una copia scrivete a popoliemissione@missioitalia.it)