Alluvione a Uvira (Congo): non dimenticare un popolo in tripla emergenza

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Ad Uvira, in Repubblica Democratica del Congo, nella regione del Sud Kivu, la popolazione è abituata a vivere in un ambiente dove la presenza di acqua è abbondante: la città sorge sul Lago Tanganika ed è attraversata da tre grandi fiumi. Ma l’enorme quantità di acqua che si è riversata il 17 aprile scorso su una parte della città ha causato vittime e danni immani.

Un comunicato della Direzione generale dei Saveriani, missionari presenti da più di 50 anni in loco, parla di «perdite di decine di vite umane di cui non si sa ancora il numero esatto perché molte persone mancano tuttora all’appello, alcune ancora seppellite dal fango e altre trascinate dall’acqua nel lago Tanganika; strade interrotte e ponti caduti; più di 3.500 case distrutte». Secondo i dati ufficiali, 77.790 persone, appartenenti a circa 5.500 famiglie, sono rimaste coinvolte nell’alluvione.

Non solo: anche la casa delle suore Saveriane ha subito seri danni e per il momento risulta inabitabile, mentre «la casa della nostra comunità di Kilomoni, che si trova alla periferia di Uvira, non è stata danneggiata anche se si trova nell’area sinistrata», spiega ancora il comunicato.

Questa terribile alluvione arriva in un momento in cui l’intera umanità è in ginocchio a causa della pandemia Covid-19. Anche ad Uvira la popolazione viveva in isolamento, non perché si fossero già riscontrati casi di contagio, ma per prevenire la diffusione della malattia in un Paese dove le apparecchiature sanitarie per la terapia intensiva e la rianimazione scarseggiano.

Ma quella del Coronavirus non è l’unica minaccia dell’area. In un articolo pubblicato oggi su VaticanNews.va, padre Gaspare Di Vincenzo, missionario comboniano che opera in Congo, intervistato da Giada Aquilino dice che nel Paese africano rimane aperta anche l’emergenza Ebola: quando l’Organizzazione mondiale della sanità stava per dichiararla estinta in base agli standard internazionali, ai primi di aprile sono stati segnalati nuovi casi, tra cui uno a Beni, nel Nord Kivu.

I missionari denunciano: «Il rischio è che il dolore di questo popolo venga dimenticato perché oggi la grande attenzione di tutti è sull’emergenza causata dal Coronavirus».

I Saveriani hanno un legame affettivo con la diocesi di Uvira: ne sono i “padri fondatori” e tuttora sono presenti sia nel campo pastorale che in quello dell’animazione missionaria e vocazionale. Nel loro comunicato invitano alla preghiera e alla solidarietà verso «questa popolazione che negli ultimi 24 anni ha sperimentato sulla propria pelle varie tragedie» e rinnovano la loro vicinanza per alleviare la sofferenza di questo popolo.

 

Foto tratta da dg.saveriani.org