Sdoganata del tutto la terminologia aziendale applicata alla Cooperazione non governativa

Alla Fiera di Roma va in scena la (spettacolare) kermesse sul Piano Mattei

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«Partenariato orizzontale e verticale», «scalabilità», «ownership», «approccio sistemico e di mercato»: tra gli stand della Fiera di Roma risuonano espressioni aziendali oscure, applicate al mondo della Cooperazione allo Sviluppo. All’Africa e alle Organizzazioni non governative.

«Scalabilità non vuol dire gigantismo – precisa subito Marco Rusconi, direttore dell’Aics, Agenzia governativa di Cooperazione – ma che, partendo da quanto è stato già costruito in Africa, noi facciamo un salto in alto, capitalizzando su quanto c’è».

Detto in altre parole: si va ad investire in Paesi sicuri e con uno sviluppo già avviato, Nord Africa in primis.

Siamo alla sessione plenaria di Avsi, all’interno di Codeway Expo, Business for Cooperation, Fiera internazionale dedicata al ruolo dei privati nella Cooperazione.

Codeway è organizzata da Internationalia e Fiera di Roma.

La giornata ha un focus specifico sul Piano Mattei per l’Africa.

I protagonisti della Cabina di regia del progetto ministeriale (in fase di brain storming) dialogano con le aziende italiane, scambiandosi idee e business card.

L’approccio resta quello privatistico: guardare alle popolazioni locali africane come a dei consumatori di prodotti e servizi.

Lo conferma Luca Traini, manager sul versante energia di RES4 Africa Foundation:

«più di 50 Paesi in Africa da qui al 2050 avranno il doppio degli abitanti. Dove ci aspettiamo che ricada la domanda energetica ed elettrica di domani in Africa? Nel Nord o nel Sud?».

Il Piano Mattei va laddove la domanda e l’offerta si incontrano. Peccato che la controparte locale e la società civile africana non siano dei meri consumatori.

Di loro in questo contesto, si parla poco.

Come ci spiega a margine della plenaria lo stesso Rusconi:  «noi arriviamo in punta di piedi su terreni dove ci sono già delle strategie in atto.

Non partiamo da zero. Perchè dove c’è insicurezza e conflitti non si può andare. Il Sudan ad esempio, è fuori discussione». E con esso la Somalia e tutto il Sahel.

«Non è detto però che la lista dei Paesi focus del Piano Mattei non possa essere estesa successivamente anche ad altri», aggiunge Rusconi.

Tra decine e decine di stand, postazioni di Cooperazione (compresa quella della Focsiv) e capannelli governativi, alla Fiera di Roma, l’approccio di Mercato viene sdoganato del tutto.

«Come Ong che lavora sul campo, da tempo abbiamo sdoganato il concetto di partnership pubblico-privato- ci dice Alice Fanti della Ong Cefa – il privato è un valore aggiunto, se questa alleanza viene fatta secondo determinati criteri».

«Bisogna creare un ambiente favorevole alle imprese – suggerisce ancora Rusconi – penso alla Tunisia: se qualifichiamo la manodopera in loco per lavorare lì, le aziende arrivano».

D’altra parte le aziende italiane non si assumerebbero mai il rischio di investire in Paesi insicuri o in emergenza, Mozambico compreso.

Eccetto l’Eni, che invece in Mozambico investe ed estrae gas già da molti anni e non intende andarsene da Cabo Delgado.

Secondo i tecnici del Ministero degli Esteri italiano, il Piano Mattei non sostituisce la Cooperazione non governativa classica: con quali risorse però?

«L’Aiuto Pubblico allo Sviluppo è calato, ma non così tanto», ci risponde un esponente ministeriale. Ad incrementare quella quota di Aps però nessuno ci pensa: «non è in agenda», dicono.

E allora si torna al tasto del Piano Mattei.

«La novità che vogliamo introdurre – spiega ancora Luca Traini –  è l’approccio di mercato: una serie di iniziative di formazione tecnico-vocazionale che hanno diversi driver: uno di questi è dato dalla tecnologia».

L’altro è un interesse sul versante della «Cooperazione ma anche del Mercato e degli investimenti – aggiunge Traini –

La nostra Fondazione ha lo scopo di accelerare gli investimenti nel settore delle rinnovabili in Africa, mobilitando la sua rete di soci, principalmente il settore privato e il mondo dell’Accademia».

Ma alla Fiera di Roma oggi, si fa soprattutto incontro e scambio di contatti:

«Grazie al contributo dell’Ice (Isituto del Commercio Estero)  – si legge nella sintesi di un corposo documento definito ‘Quaderno della Cooperazione, catalogo degli espositori’ – le aziende avranno l’opportunità unica di incontrare e fare networking con i responsabili procurement di sei importanti Banche multilaterali internazionali tra le più attive nel finanziarie progetti di cooperazione».

Resta il valore aggiunto e il punto di vista fuori dal coro di alcune Ong italiane che vorrebbero ‘guidare’ il processo.

La federazione della Focsiv in testa.

«L’articolo 1 della legge 125 – precisa Nino Santomartino della Focsiv – dice che la Cooperazione é elemento qualificante della politica estera.

Questo aggettivo é molto importante e pone le nostre Ong che hanno oltre 50 anni di esperienza, come interlocutori per progettare una nuova Cooperazione insieme».

L’auspicio è che sia Cooperazione e non delocalizzazione; sviluppo umano e non crescita economica del più forte, incontro tra rappresentanti della società civile e non business tra privati e pubblico.