«C’è un’Italia che sfrutta e una che cerca il riscatto: gli ultimi tra gli ultimi hanno detto basta. Se loro hanno avuto il coraggio della ribellione, forse possiamo averlo anche noi e camminare insieme».
L’appello è di Marco Omizzolo, sociologo dell’Eurispes, giornalista, attivista e presidente di Tempi Moderni che ha parlato dei tanti braccianti sikh delle pianure laziali della Pontina in grado di «spezzare le proprie catene» denunciando «padroni e padrini, spesso affiliati alle mafie».
Omizzolo è intervenuto alla conferenza stampa on-line di lancio dell’iniziativa “fame e sete di giustizia”, digiuno di solidarietà con i migranti, del Cantiere Casa Comune, cui aderiscono tra gli altri la Cimi, i comboniani e comboniane, Nigrizia, il Gruppo Abele e Pax Christi.
«Ci sono fratelli che vivono la settimana santa tutto l’anno. Nei loro volti riconosciamo quello di Gesù: per tanti di loro non esiste un sabato di resurrezione, ma la morte nel Mediterraneo e la morte alla frontiera balcanica o al confine tra Messico e Stati Uniti».
Queste le parole di fratel Antonio Soffientini, comboniano della Comunità di Venegono, parlando della staffetta che inizia lunedì 29 marzo, aperta a chiunque voglia iscriversi.
Guardando a quel «cimitero liquido che è il Mediterraneo – ha ricordato l’arcivescovo di Agrigento, Francesco Montenegro – noi facciamo spallucce e diciamo ‘poveretti’ ma poi la vita continua».
Il digiuno a staffetta ci mette in comunione con i fratelli, con quel «Cristo che puzza, che arriva col barcone e noi ci giriamo dall’altra parte», dice l’arcivescovo.
Tra le testimonianze anche quella di Blessing Okoedion, presidente dell’Associazione Weavers of hope che ha parlato della tragedia della tratta di esseri umani: «il mio vissuto non è stato cancellato, però grazie al ruolo che hanno giocato le suore di Casa Ruth sono stata aiutata a superare».
Quando i nostri politici parlano della Libia, ha detto padre Alex Zanotelli, dimenticano che «lì ci sono i lager: stiamo mantenendo la guardia costiera libica che sta producendo un disastro. Che tortura persone nei lager e questo anche a nome dell’Italia».
La legge Bossi-Fini, esorta il comboniano, «deve essere abolita: siamo di fronte a razzismo di Stato. Inoltre, abbiamo lottato contro i decreti sicurezza, sono stati cambiati ma non abbastanza».
Pertanto, è l’appello, di Cantiere Casa Comune: «Chiediamo con determinazione nuove leggi in tema migratorio e di cittadinanza, in Italia e in Europa, capaci di eliminare ogni forma di discriminazione».
Un appunto importante sulla sanatoria di settembre 2020 che avrebbe dovuto regolarizzare i braccianti: «è stata fallimentare», dice Omizzolo. «Quelle norme, costruite male erano finalizzate solo alla retorica mediatica e politica».