“I civili i a Port Au-Prince sono dei martiri: i nostri ragazzi, che ci stanno aiutando a gestire una casa di accoglienza dove ospitiamo le mamme delle persone disabili, parlano di sparatorie.
Anche ieri sera c’è stata una violenta sparatoria vicino alla zona dell’ospedale San Camillo: tutto questo è legato a gruppi di banditi.
La capitale in questo momento è silente, ma la settimana scorsa abbiamo avuto grossi scontri tra gang e forze di polizia, con i cittadini schierati al fianco dei poliziotti per difendere le zone della città non ancora cadute nelle mani delle gang”.
Il racconto di una quotidianità folle e fuori da ogni immaginazione è quello fornito da Maddalena Boschetti, fidei donum ad Haiti, nella zona di Mar Rouge.
“La gente purtroppo inizia a farsi giustizia da sola – aggiunge Boschetti – poiché non riceve giustizia da nessun altro.
È un Paese dove la sopravvivenza è diventata una scommessa”.
La speranza riposta dalla popolazione nell’invio di una forza di peace keeping delle Nazioni Unite a guida keniana sembra già naufragato.
Anche il contingente ONU non funziona come dovrebbe, poiché la capillarità dell’azione criminale sul territorio è più forte.
Boschetti ci descrive al telefono qualcosa che somiglia ad un anacronistico far west dove lei comunque continua a sensibilizzare l’opinione pubblica occidentale su quanto accade nell’isola caraibica in mano alle gang.
Le notizie che giungono da Haiti parlano di una situazione ulteriormente degenerata in queste ore.
“Attenti alle fake news – avverte Maddalena- se sentite dire che ad Haiti la situazione è migliorata, per favore, non credetelo: sappiate che non è vero”.
Attualmente l’aeroporto della capitale è chiuso: per tre mesi sono stati vietati tutti i voli, sia internazionali che nazionali, da e per Port-au-Prince.
Persino Medici Senza Frontiere è stata costretta ad abbandonare il campo:
“Ad Haiti abbiamo l’abitudine di lavorare in condizioni di insicurezza estrema – raccontano i medici – ma dal momento in cui le stesse forze dell’ordine diventano una minaccia diretta, non abbiamo altra scelta che quella di sospendere i nostri progetti“.
Per lo meno nella capitale.
Così scrive l’organizzazione sanitaria estenuata da continui attacchi alle sue strutture sanitarie.
Il punto è proprio questo: le forze dell’ordine sono spesso violente anche nei confronti degli abitanti dell’isola e di chi ci lavora.
Il caos più totale regna nel Paese senza una guida.
L’organizzazione Internazionale per le Migrazioni, Oim, fa sapere che dall’11 Novembre ad oggi, circa 41mila persone sono state costrette a lasciare le loro case a causa dell’intensificarsi di violenza e insicurezza.
E il 50% sono bambini.
Ma i minori ad Haiti sono allo stesso tempo vittime e aggressori poiché vengono reclutati dalle gang come “manovalanza armata”.