Francesca Albanese: "fermiamo il genocidio umanitario!".

A Gaza i civili come bersagli mobili, costretti a spostarsi di continuo per non morire

Un morto ogni dodici abitanti secondo i calcoli di The Lancet

Facebooktwitterlinkedinmail

Costretti a correre da una parte all’altra dell’angusto perimetro della Striscia di Gaza, senza più casa, senza più speranza, senza interi pezzi di famiglia già distrutti dalle bombe precedenti.

Sono i civili che ancora resistono a Gaza, dopo 38mila morti colpiti dalle bombe di Israele, soggetti di continuo a nuovi ordini di evacuazione.

Come quello appena partito dall’esercito israeliano in alcune aree di Gaza city, incluse Sabra, Remal, Tal al-Hawa e Darai.

La dinamica precisa di questi trasferimenti forzati la racconta con dovizia di particolari Al Jazeera.

L’ultimo ordine è stato dato dopo che l’esercito israeliano aveva deciso di intensificare gli attacchi.

I residenti palestinesi stamani erano diretti verso “una zona umanitaria” che si trova ad al-Mawasi, area all’estremo sud della Striscia, precedentemente già soggetta ad attacchi da parte dell’esercito israeliano.  

Ma anche qui Israele ha lanciato nuovi raid spingendo di fatto le persone a lasciare il sud per andare ad est, verso Shujayea.

L’escalation militare non ha fine e gli attacchi costringono i civili a muoversi di continuo da una parte all’altra come fossero bersagli mobili.

Un calvario nel calvario.

Inoltre la guerra sale di intensità senza raggiungere mai il suo apice ed iniziare a decrescere o terminare del tutto, accettando l’ordine permanente di cessate-il-fuoco.

Domenica scorsa, ieri, è stata una consueta domenica di sangue e distruzione iniziata alle 6.29 di mattina (lo stesso orario in cui Hamas lanciava i suoi razzi su Israele il 7 ottobre scorso uccidendo 1200 persone).

Così la rappresaglia continua senza pietà, e l’intenzione sembra quella di far piazza pulita dei civili a Gaza, pur di riuscire ad uccidere singoli guerriglieri di Hamas che Israele presume siano ‘nascosti’ nelle strutture civili della Striscia.

Francesca Albanese, relatrice speciale delle Nazioni Unite per la Palestina, continua a ripeterlo e lo ha espresso molto bene in un ultimo twitter postato ieri:

«Se la logica di Israele (di combattere un’intera popolazione civile assimilata al nemico percepito Hamas) è condonata ed anzi normalizzata, sarà l’inizio di una nuova era: quella del “genocidio umanitario”. Fermiamolo».

Secondo i calcoli statistici della rivista The Lancet i morti totali (uccisi direttamente dalle bombe o indirettamente deceduti per le ferite e gli stenti) sarebbero 186mila, ossia uno ogni 12 abitanti.

La stessa logica Israele la replica in Libano, dove, per colpire i militanti di Hezbollah non esita a bombardare i civili e a colpire direttamente target del Paese, assimilando di fatto terrorismo e postazioni civili, contro ogni convenzione del diritto umanitario.