Un organismo pastorale della Cei nato per armonizzare le diverse anime della missione della Chiesa italiana: questo è Missio, come spiega don Giuseppe Pizzoli, direttore della Fondazione Missio e dell’Ufficio per la cooperazione missionaria tra le Chiese, nel libro “Missione che passione!” in cui padre Vito Magno ha raccolto diversi interventi di opinion leader, responsabili e protagonisti della vita missionaria in Italia e non solo.
Alla Fondazione, dice don Pizzoli, fanno infatti capo «l’Ufficio nazionale di cooperazione missionaria tra le Chiese, la direzione nazionale delle Pontificie Opere Missionarie- POM e il Centro Unitario di Formazione missionaria -CUM».
Un importante ruolo di raccordo che trova spazio nel Consiglio missionario nazionale, grazie al quale Missio «hai il compito di creare collaborazione con tutti gli altri organismi missionari, fra cui gli Istituti religiosi, la FOCSIV e i movimenti ecclesiali impegnati in attività missionarie».
La Fondazione ha anche un importante ruolo nell’ambito dell’animazione giovanile attraverso i network più popolari grazie alla “Campagna Social”, intitolata #ChiAmaVa «per attribuire alla missione il duplice senso di chiamata di Dio e di “chi ama va”, cioè di chi ha risposto a Dio andando in missione. Molti giovani servendosi di questo hastag hanno ad esempio, raccontato le esperienze fatte andando in missione nel periodo estivo».
L’interesse dei giovani e la partecipazione dei laici, in un tempo in cui si regista un sensibile calo di vocazioni ad vitam rivelano che, a fronte della diminuzione del personale religioso, continua don Pizzoli «è anche cambiata la missione ad gentes; non è più eurocentrica ma multicentrica. Negli ultimi anni sono stato missionario in una piccola diocesi della Guinea Bissau dove ho incontrato missionari del Brasile, del Kenya, del Messico, del Myanmar, dell’Asia e della stessa Africa. Esiste dunque, uno scambio di missionari tra Chiese sorelle che mi induce a pensare che la missione non è in crisi».