Il 24 marzo è una giornata doppiamente importante per la Chiesa del Nord Kivu, in Repubblica Democratica del Congo.
Si farà memoria dei missionari martiri, come avviene in tutto il mondo, ma anche del popolo di etnia Nande, «vittima di anni e anni di massacri da parte delle milizie armate che imperversano nella regione».
A parlarci delle celebrazioni del 24 marzo a Beni, nel Nord Kivu, dove vive e opera da anni, è padre Gaspare Trasparano, missionario comboniano.
«Il 24 marzo associamo alla memoria per i martiri anche il ricordo delle vittime di quello che io definisco un vero e proprio genocidio, e che dal 2 ottobre 2014 ad oggi ha visto morire in modo atroce oltre 2700 civili, la cui unica colpa è quella di appartenere ad una etnia nemica», dice padre Gaspare.
In una parrocchia di Oicha, cittadina nella diocesi di Butembo-Beni, la giornata si aprirà con una messa e proseguirà con una sorta di via crucis «con 15 stazioni di preghiera e riflessione, dove ricorderemo anche i nomi delle persone uccise tra Beni e Lubero».
Il missionario spiega che da sei anni «i massacri non si sono mai fermati nel silenzio delle istituzioni locali e della comunità internazionale».
In un dossier pubblicato dalla diocesi a cura del missionario, si legge che «la guerra delle cifre sul massacro di Rwangoma il 13 agosto del 2016, ha svelato la tendenza del governo a dissimulare i dati e i fatti relativi a questo massacro. Trentasei i morti secondo il governo, 60 secondo le Ong che hanno documentato i decessi».