Alla frontiera terrestre tra Turchia e Grecia la resistenza di migliaia di persone, soprattutto donne e bambini, è messa a dura prova dalla fame, dal freddo e dai respingimenti.
«Stanno cercando disperatamente di attraversare il confine turco ma al di là trovano i militari greci a sbarrare loro la strada», scrive Caritas Italiana in una nota.
Nella zona di Edirne, a nord-ovest della Turchia, da sabato scorso, migliaia di profughi- 13mila secondo l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni (OIM) – provenienti dai campi di accoglienza turchi, stanno cercando di raggiungere i border point di Pazarkule e Ipsala alla frontiera.
Ad attenderli dall’altra parte, militari e forze dell’ordine greche che usano contro di loro mezzi di dissuasione anche molto violenti, come gas urticanti e lacrimogeni. I
l video che mostra la disperazione di una mamma nel panico e le grida del bambino colpito dai gas, ha fatto il giro dei social.
Ma l’esplosiva crisi umanitaria non potrà placarsi da sola: il numero delle persone indotte a fuggire dalla Turchia «cresce di ora in ora», precisa Lado Gvilava dell’Oim, descrivendo la composizione dei migranti in attesa, tra cui «gruppi di famiglie con bambini piccoli».
Oltre agli uomini, alle donne e ai bambini che viaggiano a piedi, si stanno incolonnando anche auto, taxi e bus provenienti da Istanbul e diretti al confine.
Nonostante gli sbarramenti, decine di migliaia di persone sono riuscite a lasciare la Turchia e molte proveranno a percorrere la Rotta Balcanica per raggiungere l’Europa occidentale.
Caritas italiana denuncia anche la condizione di migliaia di «profughi che stazionano da mesi nei campi disseminati lungo la Rotta Balcanica» ed è evidente che «nessuno vuole farsi carico di questa ennesima tragedia umanitaria», dice.
I migranti tentano di arrivare anche dal mare: secondo gli ultimi dati dell’Unhcr oltre 1200 persone tra l’uno e il due marzo sono arrivate nelle isole dell’Egeo (Lesbo, Chio e Samos), nonostante il tentativo greco di respingerle, deviando il loro percorso.
Alcuni video girati da operatori umanitari e attivisti mostrano la guardia costiera greca che impedisce violentemente l’approdo delle barche, respingendole verso la Turchia.
Proprio la tragica cronaca di queste ore nell’Egeo e i filmati girati da testimoni hanno provocato l’indignazione delle organizzazioni umanitarie.
«I migranti non possono essere usati come strumenti politici», denuncia il presidente della Croce Rossa Internazionale, Francesco Rocca.
«E’ inaccettabile che dei bambini e delle famiglie siano esposti al lancio di gas lacrimogeni e ad altre violenze fisiche e che rischino la vita nel Mar Egeo – ha dichiarato Rocca – Noi non resteremo in silenzio di fronte a questa tremenda situazione umanitaria, che potrebbe peggiorare ancora nelle prossime ore e nei giorni a venire».