Premio Focsiv 2019: vite per gli altri, vite da eroi della pace

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Con un ricordo della volontaria Silvia Romano, scomparsa in Kenya poco più di un anno fa, si è aperta la cerimonia di consegna del XXVI Premio del Volontario Internazionale Focsiv 2019, che si è svolta sabato scorso a Roma. L’edizione di quest’anno, dedicata a “Volontari per lo sviluppo sostenibile : cambiamento climatico e resilienza” è stata vinta da Giampaolo Longhi, 32 anni, responsabile della Comunità Volontari per il Mondo (CVM) Etiopia, dove da quasi due anni è impegnato per la promozione di circa 3.000 lavoratrici domestiche praticamente senza diritti. Laureato in economia aziendale lotta per portare a queste donne “invisibili” la gioia del vangelo e la dignità della promozione della persona umana. Dice: «Se potessi sintetizzare i miei 32 anni di vita in un’immagine starebbero tutti dentro uno zaino. Esattamente come quello indossato per la prima volta sulle spalle, a 11 anni, come esploratore della Federazione Scout d’Europa di Foggia. L’ago della mia bussola segna il tracciato da seguire: il servizio, l’impegno verso gli altri, il volontariato, la solidarietà come scelta di un’esistenza ed il credere, profondamente, che si possa lasciare il mondo un po’ migliore di quanto lo si sia trovato».

Il Premio Volontario dal Sud è andato invece a German Graciano Posso, 37 anni, colombiano, rappresentante legale della Comunità di Pace di Operazione Colomba, nato a Porvenir del Corregimiento de san Josè de Apartado nella regione di Antioquia del Paese. Si dedica con la famiglia al lavoro nei campi e, come racconta «la maggior parte dei campesinos è stata vittima di violenza. La storia della Colombia e specialmente dell’Urabà è molto dura e anche io sono una delle persone più colpite, ed è per questo che abbiamo cercato di costruire un mondo alternativo per rispondere alle violazioni dei diritti  umani che abbiamo sofferto: Io stesso in prima persona ho avuto più di 13 familiari uccisi, cinque dalla guerriglia delle Farc e otto dai militari…malgrado le 300 persone assassinate negli ultimi anni, cerchiamo ogni giorno di fare resistenza pacifica, collettiva e comunitaria». Per questo Graciano è stato minacciato dai boss dei cartelli della coca ed è sfuggito a diversi attentati, quando viaggia si muove sotto scorta della polizia internazionale. Ma è sereno e con la sua vita dimostra che l’utopia della pace è possibile.

Molto fitto il programma della mattinata, organizzata da Focsiv insieme a molte associazioni e alla Fondazione Missio. Marco Tarquinio, direttore di Avvenire ha ricordato che «la solidarietà fa parte della nostra identità, in Italia sono oltre sei milioni i volontari che ogni giorno offrono esempi di vita positivi». Gianfranco Catttai, presidente Focsiv ha sottolineato che « senza solidarietà e volontariato non c’è futuro, abbiamo richieste da molte associazioni di entrare a far parte della nostra federazione. Ma il volontariato è anche un progetto formativo, soprattutto per i giovani. Le nostre campagne si battono contro le diseguaglianze, perché non siano alzati muri ma siano aperti i porti e gli aeroporti». Claudia Fiaschi, portavoce del Forum nazionale del Terzo Settore ha spiegato come volontariato e professionalità «debbano essere coniugati per uno sviluppo condiviso di comunità resilienti e accoglienti. C’è una vasta rete di solidarietà che si contraddistingue per i valori di cui è portatrice. Tra i numerosi interventi anche quello di Pietro Bartolo, per molti anni medico a Lampedusa e oggi eurodeputato. Le sue parole hanno commosso i partecipanti, nel ricordo delle tante vittime inghiottite dal Mediterraneo. « Anche io sono stato un uomo di mare e un naufrago- ha detto- e in questi anni ho curatov350mila persone che vogliono essere considerate persone prima che malati. Ho visto tante ferite da torture, segni di violenze, tanti orrori che nessun essere umano dovrebbe vedere, soprattutto nei cadaveri recuperati dal mare. Ora l’aula di Straburgo è piccola, ma non dimentico la legge del mare che vuole che ogni vita umana sia salvata, indipendentemente dal colore della pelle e da ogni altra cosa. Tornerò a Lampedusa, insieme alle migliaia di volontari che hanno lavorato e continuano a lavorare sull’isola. Il mio posto è lì».