Dalla Guinea Bissau al Kenya al Centrafrica arrivano voci missionarie che invitano al negoziato per la pace in Ucraina e a non incrementare la spesa in armi.
I missionari chiedono di abbandonare la via della guerra e il riarmo europeo, di seguire la diplomazia, come insegna il papa e di «fare il possibile per trovare una mediazione».
«Guerra mai perchè sono gli innocenti a pagare! Non si lascino uccidere vite umane, si negozi», dicono suor Elvira Tutolo dal Centrafrica e fra Ettore Marangi dalla baraccopoli di Deep Sea alla periferia di Nairobi, in Kenya.
«Inoltre questa situazione non è venuta fuori all’improvviso, ci sono grosse responsabilità di chi non ha agito prima – dice suor Tutolo – . Mi rivolgerei a Putin: fermati, non uccidere degli innocenti!».
Per fra Ettore: «Si tratta di salvare la vita delle persone. Io non avrei alcun dubbio se dovessi scegliere tra la vita dei miei, qui a Deep Sea, e l’integrità dei territori… Non avrei alcun dubbio!», dice Marangi.
«Quando ho sentito la notizia che anche l’Italia spenderà il 2% del Pil in armamenti, la prima cosa che ho pensato è stata: ma come, invece di puntare sulla sanità, sprechiamo i soldi in armi?
Cosa ci ha insegnato il Covid? 600mila bambini muoiono nel mondo perchè non hanno vaccini e noi compriamo armi?», dice il Francescano.
Dalla Guinea Bissau, don Lucio Brentegani, fidei donum è sulla stessa lunghezza d’onda:
«raggiungere il 2% del pil in armamenti è fuori da ogni logica di pace. Prima o poi quelle armi le si usano, e questo serve a costruire un futuro di guerra, è chiaro».
Inoltre, secondo don Lucio: «nella logica della guerra fredda non si arrivava ad usarle, ma in questo momento si è rotto quell’equilibrio: basta un leader che decide di andare oltre ed è fatta».
Quando l’Italia porta il Pil ad una cifra simile per la Difesa, significa che quella parte di Pil, argomenta il fidei donum, la deve «togliere da altre parti e normalmente la tira via dalla cooperazione, a dall’aiuto pubblico allo sviluppo o dal sociale.
Quindi questo 2% sarà contrario agli interessi dei più poveri».