Ebola, il Nord Kivu tra virus e complottismi

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I rappresentanti delle Nazioni Unite parlano di un “delirio totale” tra la popolazione del Nord Kivu, preda di una devastante epidemia di Ebola, ma sempre più convinta d’esser vittima di un complotto governativo.

Nella zona orientale della Repubblica Democratica del Congo si è diffusa una strana teoria: la gente crede che l’Ebola non esista e che ad infettarla siano i vaccini, iniettati ad arte da sicari governativi con l’intento di uccidere le popolazioni di Beni. Parlano di genocidio, rifiutano di farsi curare, si chiedono da dove sia partita l’infezione, e così il morbo anziché arginarsi si estende a macchia d’olio.

Tanto che i casi in pochi mesi sono raddoppiati: a metà maggio, secondo fonti del ministero della sanità congolese, i casi accertati di Ebola erano più di 1.700, di cui 1.617 confermati e 88 probabili.

I morti accertati erano 1.124, mentre 456 persone sul totale di quelle infettate, erano guarite. Ma pare che le statistiche siano nettamente sottostimate, anche perché nelle campagne i decessi non vengono comunicati e le persone hanno paura ad avvicinarsi agli ospedali.

Gli operatori umanitari, i medici della Croce Rossa Internazionale e dell’Oms sono molto preoccupati e fanno appello alla ragionevolezza: «Questa storia che la malattia non esisterebbe e che noi stiamo venendo qui per avvelenarvi e guadagnare dei soldi, è un delirio totale!», ha dichiarato a metà maggio Leïla Zerrougui, a capo della Monusco, missione dell’Onu in Congo, parlando alla tv locale.

«Noi siamo qui per lavorare con le autorità – ha detto – e per dire alla popolazione locale che è davvero incredibile attaccare chi lavora per somministrarvi delle cure».

Il virus dell’Ebola può essere arginato in tempi brevi, se preso in tempo la malattia è curabile, ma se si arriva al punto di «vomitare sangue, allora vuol dire che si è oltrepassato il limite ed è finita». David Miliband, a capo dellInternational Rescue Committee, citato da The Guardian dice che «questa epidemia è la seconda più grande nella storia del Paese e la sospensione dei servizi primari minaccia di creare un’impennata letale di casi».

I missionari italiani in Congo sono altrettanto allarmati: contattati da noi al telefono si dicono sconcertati del fatto che la gente sia convinta d’essere caduta in una trappola. «Sentiamo moltissime persone, soprattutto nelle campagne dire: “L’Ebola non esiste, ci vogliono solo fare del male”.

Il punto è che è in corso una manipolazione della realtà, le milizie Mai Mai e molti politici locali stanno facendo una campagna di disinformazione totale», ci spiega padre Eliseo Tacchella, comboniano a Butembo.

«A Nord di Beni si è verificato prima qualche caso isolato – spiega – poi l’epidemia ha iniziato a diffondersi a ritmi più serrati. Dopo qualche giorno la gente ha cominciato a dubitare e a dire che il vaccino imposto dall’Oms era una strategia governativa per massacrare una parte del popolo».

Ma perché questa campagna di disinformazione in atto, a chi conviene?

«E’ chiaro che qui la gente è stufa della guerra e si lascia prendere in giro: dopo 25 anni di guerriglia e di massacri si è tentati di credere che persino un vaccino possa essere un’invenzione per uccidere – spiega il missionario – C’è poi anche un discorso di superstizione e di credenze popolari, che per fortuna non riguarda l’intera popolazione congolese».

Il terrore numero uno, istillato da politici locali, è quello della selezione eugenetica: si è diffusa la diceria che le case farmaceutiche assoldate da elementi governativi starebbero sperimentando vaccini per iniettare dei virus ed eliminare fisicamente alcune popolazioni di Beni, come quella di etnia Banande.

I discendenti di queste etnie del Nord Kivu «si sono sempre opposti alle invasioni: hanno tentato di cacciarli via e prendere le loro terre e massacrarli, ma loro non rispondono mai con la violenza ma facendo figli in quantità».

Le milizie locali più numerose sono quelle dei Mai Mai: con questo termine in realtà si indicano gruppi di autodifesa armati, combattenti composti da leader locali che arruolano giovani uomini e anche bambini prelevandoli dai villaggi in base a criteri etnici.

I gruppi maggiori di combattenti Mai Mai sono i Congolese Resistance Patriots (PARECO) e l’Alliance of Patriots for a Free and Sovereign Congo (APCLS).

Un altro missionario storico, il fidei donum Giovanni Piumatti, da noi contattato al telefono, ci spiega nei minimi dettagli il clima di confusione e di caos che regna in questa regione del Congo.

«Ci sono perfino medici dell’Organizzazione Mondiale della Sanità che, stanchi di questo clima di diffidenza, vorrebbero dare le dimissioni – dice padre Giovanni, 80 anni compiuti, da sempre missionario in un villaggio della foresta – Il dato di fondo è che la gente ha paura e non si fida di nessuno. Circola la diceria che il virus dell’Ebola sia venuto da fuori. Una cosa è certa: la malattia c’è, ma molti pensano che il governo abbia interesse a diffonderla in questa zona».

E così nel nord Kivu si sommano paure legittime, dicerie e teorie complottiste. A rimetterci sono le famiglie, le persone più povere, i diseredati: «Io penso che i politici abbiano un ruolo – aggiunge padre Giovanni – quantomeno nel voler tenere alta l’emergenza e la confusione.

Non a caso questo è uno dei territori più ricchi di materie prime, di certo c’è un interesse ad accaparrarsi le risorse. Ci sono persone che non hanno scrupoli e pur di fare affari con le multinazionali potrebbero uccidere e manipolare le milizie sul campo.

Ma il risultato finale è una confusione totale: il Nord Kivu si rivela ogni giorno di più una maledizione e una enorme miniera a cielo aperto dove dentro c’è di tutto, dall’oro ai diamanti al coltan al cobalto».

Possibile che la gente possa ipotizzare che ci sia una volontà premeditata di eliminare fisicamente un popolo, pur di avere campo libero sulle sue ricchezze? Effettivamente questo in un certo senso avviene in Congo: la vita umana ha un valore molto basso.

«La loro interpretazione mi pare eccessiva, ma di certo il popolo Banande e anche altre etnie si sentono nel mirino del governo di Kinshasa e le persone parlano di genocidio: hanno paura di essere al centro di un complotto. Io ho 80 anni, prima dormivo tranquillo, adesso non più: lo scopo qui è creare uno stato di terrore permanente», risponde.

I nostri missionari in Congo ritengono che, essendo il Kivu una delle province più ricche dal punto di vista dei minerali, è anche una delle più ambite.

«Vi basti pensare che quando io sono arrivato nel 1974 c’erano dei geologi francesi che venivano da noi e facevano prelievi nel terreno – ricorda padre Piumatti -. Mi dicevano che dentro la terra trovavano di tutto, dagli smeraldi all’oro. Qui le multinazionali hanno lo scopo di mantenere un certo livello di disordine per penetrare in certe zone».

Certamente la tesi del complotto per decimare le persone attraverso i vaccini non sta in piedi e sa di vera e propria psicosi; però, dicono i missionari, qualcosa di vero c’è nel sentore della gente di essere da intralcio all’arricchimento delle multinazionali e dei politici al potere.

La paura di fondo è che la vita umana nelle zone più remote e ricche del Congo non abbia valore: la guerra e la lotta intestina per l’accaparramento della terra sono una prassi che dura da troppo tempo e che serve al controllo delle risorse.